Formato il governo, adesso bisogna correre. Il premier Enrico Letta sa bene che non c'è più tempo da perdere. Ne ha già buttato via a sufficienza Pier Luigi Bersani. Ora è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e lavorare per ridare respiro al Paese azzoppato dalla crisi economica e dalle misure adottate dai tecnici. Proprio per questo tra le priorità del nuovo governo ci sarà un'obbligata inversione di rotta sul piano economico che, abbandonando l'austerity imposta dalla cancelliera tedesca Angela Merkel a Mario Monti, abbracci la crescita e abbatta la pressione fiscale.
Pressione fiscale e crescita
Il Pdl l'ha detto chiaramente: o viene azzerata l'Imu sulla prima abitazione o non c'è spazio per votare la fiducia all'esecutivo. In campagna elettorale Silvio Berlusconi l'ha promesso. L'odiata tassa sulla casa deve saltare quanto prima per far ripartire il mercato immobiliare e i consumi delle famiglie italiane. Il Cavaliere si è impuntato affinché nel programma di Letta rientrasse tra i primissimi punti la riduzione del carico fiscale che, con i tecnici al governo, è diventato insopportabile per i contribuenti. Proprio per questo il nuovo esecutivo non solo dovrà abolire l'Imu, ma dovrà anche scongiurare l'aumento dell'Iva dal 21 al 22%, previsto a partire dal primo luglio, e i pesantissimi rincari per lo smaltimento dei rifiuti introdotti con la Tares. Senza considerare gli aumenti delle addizionali Irpef. Non solo. Nella road map che lo stesso Fabrizio Saccomanni, nominato ieri ministro dell’Economia, traccia in un colloquio con Repubblica, la parola "crescita" diventa fondamentale. Il nuovo titolare del dicastero di via XX Settembre è, infatti, convinto che serva "uno sforzo coordinato" di tutti per "ripristinare il bene prezioso della fiducia", mentre sul piano tecnico ci vuole quella che chiama "una ricomposizione della spesa", secondo una "impostazione di tipo politico" che "solo un governo può dare". Da ministro intende dare sostegno "alle imprese e alle fasce più deboli della popolazione" attraverso "una ricomposizione del bilancio pubblico".
Ammortizzatori sociali e esodati
Oltre al nodo della pressione fiscale, i dossier aperti che finiranno sul tavolo del nuovo esecutivo con codice prioritario sono senza dubbio gli ammortizzatori sociali e il pubblico impiego. Quella del lavoro è, infatti tra le emergenze che il futuro governo dovrà affrontare con una disoccupazione in crescita, soprattutto tra i giovani, e il problema del rifinanziamento della cassa integrazione in deroga per l’intero 2013. La cig in deroga è coperta infatti solo fino a giugno. Secondo i sindacati circa mezzo milione di lavoratori, dopo aver perso il posto, rischia di restare anche senza sostegno al reddito. Per le organizzazioni sindacali servono 1,5 miliardi di euro per poter garantire tutto il 2013 e chiudere l’ultima coda del 2012. C'è poi il nodo degli esodati. Il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha firmato il terzo decreto sui salvaguardati che riguarda 10.130 lavoratori, che si aggiungono alla prima tranche di 65mila e alla seconda di 55mila. In totale una platea di circa 130mila persone ma ne restano fuori ancora parecchie migliaia. Il numero esatto di soggetti interessati è, tuttavia, ancora sconosciuto così come l’ammontare delle risorse necessarie.
Esuberi e pubblica amministrazione
Sul fronte del pubblico impiego le questioni aperte sono diverse: c’è da gestire lo smaltimento degli esuberi, il blocco degli aumenti contrattuali e degli scatti d’anzianità per cui non è ancora stato firmato il decreto e i contratti in scadenza dei precari. Sono quasi 3,5 milioni gli statali interessati dal blocco degli stipendi che si protrae ormai da due anni e che rischia di proseguire anche nel 2014. Senza considerare che ci sono 2,7 milioni che attendono il rinnovo contrattuale. Una vera e propria emergenza è poi quella dei giovani precari della pubblica amministrazione per i quali è fissata per il 31
luglio la scadenza della proroga dei contratti a tempo determinato prevista dalla legge di stabilità. Secondo i sindacati, se tale scadenza non verrà modificata, almeno 100mila lavoratori rischiano di rimanere senza lavoro.
La liberazione dei marò
In molti hanno tirato un sospiro di sollievo quando Letta non ha fatto il nome di Monti nel leggere la lista dei ministri. L'ex permier era, infatti, in predicato per volare alla Farnesina. Uno vero e proprio schiaffo ai marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che l'inefficienza del precedente governo potrebbe costargli la pena di morte. Tra i primi punti nell’agenda del neo ministro degli Esteri Emma Bonino c’è, dunque, il dossier dei due fucilieri italiani. Una vicenda complicata e intricata che ha rischiato di compromettere le relazioni italo-indiane e che dopo la decisione di rinviare i due militari in India, ora deve trovare una soluzione.
Anche alla luce delle ultime decisioni della Corte Suprema di rimettere al governo indiano l’ultima parola sulle indagini e quindi affidarle alla polizia antiterrorismo. Decisione che rischia di complicare ulteriormente il caso, alimentando le incertezze nonostante le nuove rassicurazioni giunte oggi dal ministro degli Esteri indiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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