Quelli che abbaiano ai forconi. Il club del Quirinale muove le torri. Il premier Letta e il suo delfino Alfano, ormai coppia di fatto, ripetono in stereofonia che i nemici della Repubblica sono alle porte, che la democrazia è a rischio, che chi protesta è un populista. Gentaglia, comunque. Ma perché il governo delle strette intese enfatizza la paura dei forconi? È una foglia di fico. Serve a nascondere le debolezze della maggioranza, per sviare l'attenzione, per creare un diversivo. Non c'è più la pace di una volta. La nomina di Renzi a segretario del Pd ha squarciato un velo e cambiato le carte sul tavolo. Il ragazzo scalpita, minaccia, esagera e, soprattutto, ha voglia di dimostrare che lui non se ne sta tranquillo sotto l'ala protettiva di sua maestà Napolitano. Ha fretta di portare a casa risultati. È ambizioso e il primo traguardo è la legge elettorale. Renzi vuole farla in fretta, per andare a votare e prendersi Palazzo Chigi. E per portarla a casa è disposto a scriverla anche con Grillo e Berlusconi. Napolitano gli ha detto che ora è il segretario di un partito, deve stare attento a chi si accompagna. Renzi lo ha ascoltato e gli ha fatto notare che il tempo scorre. Insomma, non si sono capiti più di tanto. Nessuno si fida dell'altro. E questo spaventa soprattutto Giorgio e la sua corte. Che succede se il neo segretario fa la riforma elettorale insieme agli altri? Ecco perché Napolitano ha mandato subito in avanscoperta Quagliariello, con un ragionamento che assomiglia a una minaccia: o la maggioranza fa la legge elettorale e le riforme, oppure tutti a casa. È crisi. Il tabù della stabilità non vale più. Adesso l'ipocrisia è palese. Era un argomento utile solo a far fuori Berlusconi. Una scusa. Adesso non conta più. Non si possono far decidere le regole del gioco a chi non fa parte del club. Napolitano e Letta pretendono che la nuova legge elettorale venga disegnata all'interno dell'attuale maggioranza. L'importante è che sia fatta su misura per Alfano e per Letta. Le regole servono a far vincere gli amici del Colle. Forza Italia e Cinque Stelle devono diventare marginali. Tutto questo non è proprio quello che ci si aspetta da un presidente della Repubblica. Il garante garantisce una parte.
Il super partes è partigiano. L'arbitro fischia sempre contro gli stessi. È la democrazia ad personam. L'unica disdetta è che devono fare i conti con i numeri. E quelli Napolitano, Letta e Alfano non li hanno. Meglio allora abbaiare ai forconi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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