Geniale idea dei tecnici: per tagliare le spese si affidano a un tecnico. Ma non uno di loro, macché: evidentemente si conoscono bene e dunque non si fidano. Scelgono un tecnico esterno. Proprio così: si tratta di Enrico Bondi, il liquidatore di Parmalat, uno che s’intende di fallimenti e dunque con il governo Monti si troverà a meraviglia. Il punto adesso è capire che cosa farà Enrico Bondi, oltre a prendersi naturalmente il legittimo gettone di presenza: nominerà pure lui altri tecnici? Arriveremo dunque ai tecnici del tecnico dei tecnici? E se i nuovi tecnici sceglieranno pure loro dei tecnici, avremo i tecnici dei tecnici del tecnico dei tecnici? Voi capite: tecnicamente parlando, la filastrocca può arrivare all’infinito, gettone dopo gettone. Il modo migliore per ridurre la spesa pubblica.
Come abbiamo fatto a non pensarci prima? Ci volevano loro, i bocconiani, gli intelligentoni vestiti di sobrietà, inglesorum e Goldman Sachs, per capire come risolvere davvero il complicato problema della spesa pubblica in Italia: si nomina un supertecnico ed è fatta. E noi che eravamo convinti che bisognasse impugnare le forbici. Poveri ingenui. Per fortuna sono arrivati gli uomini dieci e loden e ci hanno spiegato che per tagliare la spesa pubblica le forbici non servono. Macché: ci vuole la spending review. Ripetono questa parola come un mantra da due mesi, probabilmente solo perché suona bene e fa perdere tempo. Infatti appena ieri si sono trovati a Palazzo Chigi si sono guardati negli occhi e si sono chiesti: «ma che vor di’?» (what does it mean?). Allora è scattata l’ideona: nominiamo il supertecnico. Chiamiamo Bondi e facciamocelo spiegare. Mal che vada, perdiamo un altro po’ di tempo. Oltre che di soldi.
E dire che tagliare la spesa pubblica in Italia non sembrerebbe difficile a prima vista: basta abolire lo Province o dimezzare il numero dei parlamentari o ridurre i dipendenti pubblici nelle Regioni che hanno 20mila impiegati e poi assumono il consulente per osservare le rane verdi. Ci riuscirebbe anche un paracarro bendato. Giarda, invece, no. Lui non c’è riuscito, lui ha alzato bandiera bianca. Era stato formalmente incaricato, sembrava il tecnico giusto (bazzica nei palazzi da sempre, è stato presidente della commissione tecnica per la spesa pubblica presso il ministero del tesoro dal 1986 al 1995, sottosegretario al Tesoro con Dini, Prodi, D’Alema e Amato), poteva finalmente mettere a frutto la sua lunga esperienza in fatto di spese inutili, e invece sul più bello che fanno? Lo commissariano con Bondi. Facendolo diventare di colpo lui una spesa inutile. Capite che, da questo momento, potrebbe essere un caso umano: ora che fa? Si dimette? Lascia la poltrona? Si dedica alla pesca? Oppure resta lì e lo usano come attaccapanni che ha già una certa predisposizione?
Come se non bastasse, e sempre per andare nella riduzione della spesa pubblica, il Consiglio dei ministri ha deciso anche di affidare consulenze ad altri tecnici: il professor Francesco Giavazzi dovrà suggerire a Monti «analisi e raccomandazioni sul tema dei contributi pubblici alle imprese» e il professor Giuliano Amato dovrà fornire «analisi e orientamenti» sul finanziamento dei partiti. Avete capito bene: per distribuire soldi alle imprese l’economista Monti ha bisogno di farsi aiutare da un altro economista (che ci volete fare? Per riuscire bene in certi campi ci vogliono «analisi e raccomandazioni». Ma soprattutto raccomandazioni, direi). E per capire come funzionano i partiti si prende come consulente Amato, uno che essendo riuscito a tagliare le pensioni degli italiani garantendosi una pensione d’oro da 31mila euro al mese, in effetti in questo senso è una garanzia. Come funziona la politica in Italia lui l’ha capito meglio di chiunque altro.
Lo sforzo, comunque, è stato notevole: Monti e i suoi ministri ieri sono stati riuniti 5 ore. Cinque ore di cervelli fumanti, pensieri elevati, saperi incrociati, per arrivare a queste soluzioni geniali.
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