Una nuova tegola dell'inchiesta della procura meneghina sui trust esteri azionisti di Premafin, per cui è indagato Salvatore Ligresti, rischia di abbattersi sul governo. Dagli atti spunta infatti una telefonata, in alcun modo penalmente rilevante, tra l'ingegnere di Paternò e Angelino Alfano, attuale ministro degli Interni. Telefonata che risale al 28 maggio del 2011, quando Alfano era ministro della Giustizia nel governo Berlusconi, e che, stando al verbale, riguarda l'organizzazione di una cena a Roma tra il Guardasigilli, accompagnato dalla moglie e da un amico, e la famiglia Ligresti, Salvatore col figlio Gioacchino Paolo e una delle figlie.
Nel corso della conversazione della durata di 2 minuti e 27 secondi, Alfano s'informa con Ligresti su chi sarà presente alla cena. "C'è mio figlio, mia figlia - risponde l'ingegnere - mia moglie non c'è perchè è dovuta rimanere a Milano". "Se vuole che io venga da solo se no io sono con mia moglie e con un amico", replica l'allora titolare del dicastero di via Arenula. Ma l'ex presidente onorario di Fondiaria Sai rassicura il ministro garantendogli che è stato preparato un tavolo grande: "Quindi più siete, meglio è". A quel punto, Alfano chiede a Ligresti se il figlio non fosse in parola per uscire con la Geronzi, Mezzaroma "e tutti gli altri". Anche in questo caso Ligresti rassicura l'ex Guardasigilli: "Anche se non c'è, non è un problema, poi verranno dopo". I due si danno, quindi, appuntamento per le 21 all'Hotel Villa Pamphili di Roma. Prima di riagganciare, però, l'ingegnere di Paternò insiste sul fatto che se il ministro vuole portare altri amici il posto c'è. E fa un accenno ai "vostri amici, quelli lì che devono venire". Ma Alfano ribatte: "Quelli ancora a Milano sono, se lei non gli dà la casa non possono venire qua".
L'intercettazione telefonica, che rientra negli atti depositati dalla procura di Milano, non è considerata in alcun modo penalmente rilevante. Come era già emerso, Alfano abita a Roma in una palazzina che era di proprietà di Fondiaria-Sai e che, in un secondo momenti, è passata sotto il controllo di Unipol. L'inchiesta riguarda l'acquisto delle azioni Premafin, la holding attraverso la quale la famiglia Ligresti controllava Fondiaria-Sai. In base all'ipotesi formulata dal pm Luigi Orsi, titolare del fascicolo, tra il 2 novembre 2009 e il 16 settembre 2010, sarebbero state comprate azioni in chiusura di contrattazione per condizionare l'andamento del titolo. Le operazioni sarebbero state realizzate attraverso Ever Green e Heritage, due trust con sede alle Bahamas. Giancarlo De Filippo risulta essere il trustee del fondo Heritage, che detiene ancora il 2,3% di Premafin, e l'asset manager di The Ever Green Security Trust. Secondo la Consob, tuttavia, dietro ai due trust c'era proprio Salvatore Ligresti.
A beneficiare dell'operazione sarebbero quindi stati i Ligresti e le società Imco e Sinergia che, in questo modo, "non si erano trovate nelle condizioni di dare garanzie aggiuntive alle banche a cui avevano dato in pegno le azioni Premafin essendo stato il titolo tenuto alto, questo il sospetto, in modo artificioso".
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