Fornero fa mea culpa: "Alle misure di rigore non segue la crescita"

Il ministro ammette che la riforma del lavoro non piace. E ammette: "Siamo in ritardo nell’attenzione ai più sofferenti e ai più deboli"

Fornero fa mea culpa: "Alle misure di rigore non segue la crescita"

Sono solo lacrime da coccodrillo. Adesso che la situazione si è incartata su se stessa e che la crisi economica non è stata ancora spazzata via nonostante i sacrifici fatti dagli italiani e l'innalzamento della pressione fiscale al 45%, il mea culpa del ministro del Welfare Elsa Fornero stona un pochino. "Siamo in ritardo nell’attenzione ai più sofferenti e ai più deboli - dice - qui ammetto qualche mia responsabilità". E, subito, tornano, le lacrime (preventive) versate dalla Prof, in conferenza stampa con un robotico Mario Monti, mentre annunciava gli (imminenti) sacrifici da sopportare sulle pensioni.

La riforma del lavoro, ancora una volta. La quadra non c'è. E la riforma non è ancora diventata legge. I sindacati hanno annunciato nuove mobilitazioni, la ripresa non si è ancora vista, le imprese soffrono e gli imprenditori, strozzati dal Fisco, si suicidano. E la riforma non arriva: avrebbe dovuto risollevare il mercato del lavoro e far ripartire l'economia, ma ha avuto come effetto immediato quello di scontentare la gran parte delle parti sociali. Adesso è tutto nelle mani del parlamento. E la Fornero si lascia andare alle lacrime di coccodrillo. È tempo di mea culpa, insomma. "Siamo in ritardo nell’attenzione ai più sofferenti e ai più deboli - ha detto la titolare del dicastero del Welfare - qui ammetto qualche mia responsabilità". Poi ha rincarato: "Pensavamo che alle misure di rigore seguisse la crescita ma questo non si è verificato". Altro che professori. Altro che tecnici. Dilettanti allo sbaraglio.

Il mea culpa della Fornero potrebbe infastidire anche Monti che proprio sulla ripresa economica e sulle riforme strutturali ha costruito la forza del proprio governo. Eppure, intervenendo all’assemblea di Confcooperative, il ministro del Welfare è andata avanti a ruota libera demolendo il lavoro svolto dal governo fino a questo momento. Non c'era certo bisogno della Fornero per capire che le misure di rigore, le tasse e l'austherity avrebbero portato a far crescere il Paese. Ma sentire dal ministro in persona che la riforma del lavoro rischia di peggiorare la situazione, è un colpo al cuore. Non fa stare tranquilli. "Fare la riforma del lavoro nel momento peggiore della crisi non è una cosa semplice - ha detto la Fornero - c'è il rischio di spingere in 'nero' alcune occupazioni".

Parlando delle risorse per gli ammortizzatori sociali, la titolare del Welfare ha spiegato che "trovarle non è stato facile e ne abbiamo trovate poche. E una parte di queste le abbiamo chieste a lavoratori e imprese". Secondo il ministro, si tratta di "costi tollerabili". Tuttavia, la Fornero ha riconosciuto il proprio fallimento. La riforma del lavoro non è piaciuta. E non solo ai sindacati, il cui "no" troppo spesso arriva ancor prima di leggere le proposte della politica. Anche Rete Imprese e la Confindustria hanno, a più riprese, dimostrato il proprio disappunto. "Io e i miei collaboratori ci siamo chiesti varie volte perch - ha concluso il ministro - abbiamo riflettuto e siamo arrivati alla conclusione che quando si tratta di raggiungere un equilibrio tra interessi contrapposti è molto difficile".

Stride sentire la Fornero fare un mea culpa sull'azione di governo e sulla mancata ripresa economica. Tuttavia, c'è ancora tempo per incidere. E per effettuare quelle riforme struttuali necessarie a rilanciare il Paese.

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