Dalle scalette degli aeroporti italiani al seggio da europarlamentare di Bruxelles, passando per le strade del varesotto. Il racconto della vita di Francesco Speroni è l’occasione per il giornalista Marco Linari di ripercorrere col libro Il Volo Padano, edito da Linea Grafica, anche il quarantennale viaggio della Lega.
“Sono stato e sarò sempre secessionista”, rivendica con orgoglio l’ex ministro del Carroccio, classe 1946, nativo di Busto Arsizio, in provincia di Varese, culla del leghismo. Dopo una breve e giovanile militanza nel Pli e dopo alcuni anni di disimpegno dalla politica, Speroni, una volta realizzato il sogno di lavorare nel settore dell’aviazione come tecnico di volo in Alitalia, a metà anni ’80 rimane affascinato dal progetto politico di Umberto Bossi. Il primo incontro tra i due avviene nell’autunno del 1986 durante un evento politico a Varese.
“Non dimenticherò mai il silenzio assoluto che calò nel momento stesso in cui Bossi entrò in sala. Come se fosse arrivato qualcuno che non c’entrava nulla con tutti gli altri e che esercitava un fascino irresistibile”, racconta Speroni, incredibilmente colpito dal carisma del leader dell’allora Lega Lombarda con cui instaura ben presto un rapporto molto stretto. Nel 1987, quando Umberto Bossi diventa il “Senatur”, Speroni è già il suo braccio destro e nel ’92 anche lui viene eletto ed entra a Palazzo Madama. Due anni dopo sbarca a Bruxelles dove vi rimarrà per quattro legislature, fino al 2014. All’epoca il ruolo di europarlamentare non era incompatibile con altri incarichi locali e così, negli anni, Speroni ricopre il ruolo sia di consigliere comunale e regionale.
Fortemente allergico alle cravatte, fece un’eccezione quando entrò nel governo come ministro delle Riforme perché “Silvio Berlusconi ci teneva tanto al cosiddetto stile regimental e parecchie volte – anche se non sempre - l’ho accontentato”. Il suo habitat ideale resta Bruxelles dove l’obbligo di indossare un abbigliamento formale non esiste e dove si è persino preso la licenza di fare per primo in assoluto il cosiddetto “gesto dell’ombrello” che già fece nel 1992 in Senato rivolgendosi all’ex sindacalista Luciano Lama. Nel 2006, invece, quando fu bocciato il referendum sulla devolution, Speroni disse senza mezzi termini:“Gli italiani fanno schifo”.
Fedelissimo di Bossi, tutt’ora lo difende dalle accuse che colpirono lui e la sua famiglia: “Io, che ho vissuto al suo fianco per anni, credo di non aver mai conosciuto una persona meno interessata al denaro di lui. Nella sua mente è sempre esistita la Lega, punto e basta. Niente vacanze, niente lusso, niente auto, niente di niente”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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