Gli intellettuali usano più parole del necessario per dire meno di quello che sanno. I politici meno di quante servano per spiegare più di ciò che capiscono.
Non c'entra. Ma ci è venuto in mente leggendo della querelle (è francese, in italiano «querela») fra lo scrittore Lagioia e il ministro Valditara. Il primo, sentendosi ironico, ha criticato la conoscenza della lingua italiana del secondo. E il secondo, sentendosi offeso, ha iniziato un'azione legale contro il primo. Cose che succedono in Italia, Paese dove si diventa ministro con la stessa facilità con cui ci si dice scrittori. Ora ecco la notizia Lagioia ha fatto un passo indietro e ha scritto a Valditara: «Non volevo offendere. La mia era una critica, ritiri la causa».
Per quanto ci riguarda, non abbiamo dubbi. Un politico non dovrebbe querelare un cittadino. E un intellettuale non dovrebbe fare le lezioncine a un politico. Ma se si decide di farlo, allora bisogna andare fino in fondo. Se Lagioia è sicuro delle proprie azioni non deve cedere, fino ai gulag della Kolyma. E se Valditara è convinto delle proprie ragioni deve tutelare il suo onore fino al tribunale. L'eroismo e il coraggio, però, non sono propri né dei politici né degli scrittori.
Domanda: meglio un giorno da pecora o cento caratteri da leone da tastiera?
Mah. L'impressione è che il tanto sbandierato fascismo di governo sia una macchietta. E la nuova Resistenza una manfrina. E alla fine si metteranno d'accordo, come sempre in Italia. È anche a Natale.
A proposito. Auguri.
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