
Mentre nei giorni scorsi lungo i corridoi della politica italiana correva la voce di una immaginifica crisi di governo, la sinistra preoccupata dell'eventualità ha provato a dimostrare all'elettorato la follia di una simile ipotesi. E così ieri, nell'assemblea del gruppo parlamentare del Pd in cui ci si chiedeva «E adesso che stronzata ci inventiamo?» - Dario Franceschini all'improvviso ha urlato: «Ho un'idea!». E purtroppo l'ha detta. «Facciamo una proposta di legge per dare ai figli solo il cognome della madre!». Perché? «Boh... diciamo che è un risarcimento per una ingiustizia secolare, fonte di tutte le disuguaglianze di genere». L'hanno applaudito.
E così la sinistra, con un tempismo esemplare e dimostrando ancora una volta di essere in perfetta sintonia coi problemi degli elettori, ha risolto in un pomeriggio millenni di patriarcato e favoritismi maschili. Del resto lo stesso Franceschini, che ha il cognome del padre, un partigiano poi deputato Dc, se avesse portato quello della madre, santa donna ma sconosciuta, difficilmente sarebbe arrivato dov'è. E, a voler essere cattivi, anche le sue figlie...
Che poi. Ma scusa: il cognome della madre non è quello del nonno? Cioè di un altro maschio...
E i figli di due padri, che cognome prenderebbero? Ma allora perché non quello della zia acquisita? O uno a scelta?Siamo alle solite. La sinistra è fatta così. Messa davanti a un problema crede di cambiare le cose cambiandogli il nome. Ma almeno ha fatto un passo avanti. Adesso è passata al cognome.
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