La giunta rossa di Fassino trema La Procura indaga sugli appalti

I Pm di Torino spulciano i conti del Comune: nel mirino la manager del sindaco che affidava incarichi alla società del figlio. Senza gara

La giunta rossa di Fassino trema La Procura indaga sugli appalti

Torino Non ci sono ipotesi di reato, e neppure una virgola da far pensare a imminenti avvisi di garanzia, nel fascicolo aperto dalla procura della Repubblica di Torino sullo scandalo degli appalti diretti assegnati dal Comune senza gara che fa tremare la giunta rossa di Piero Fassino. Eppure l'elenco di determine dirigenziali contenuto in un cd in mano alla Procura (i pm sono gli stessi che indagano sui rimborsi facili alla Regione Piemonte) è una specie di Google map del potere, una lista di aziende che hanno lavorato a chiamata senza gara dai tempi dei Giochi olimpici quando bastava la parola magica, «urgenza», per far scattare la ragion di Stato.

In questo caso bastava osservare la legge, la fatidica soglia dei 20mila euro al di sotto della quale gli enti pubblici non sono tenuti a bandire le gare. E allora eccoci: bar, ristoranti, copisterie, cooperative, stazioni radio, aziende di produzione musicale, professionisti chiamati a cucire su misura il vestito per il Comune. In fretta, veloce, velocissimo. Purché sotto i 20mila euro. Hai bisogno di un bar? Eccolo. Hai bisogno di un ufficio stampa? Pronti. E la fioriera? Subito il vivaista. Adesso che le toghe vogliono vederci chiaro sul tramestìo di dirigenti che hanno sputato centinaia di delibere per milioni di euro, a Palazzo civico scoppia la sindrome da trasparenza. Che cosa contiene il cd che contiene la documentazione sugli appalti? Per scoprirlo la Lega ha chiesto una commissione di indagine.

I grillini l'hanno sbattuto sul web per la serie «se qualcuno ci vede qualcosa di strano parli adesso», arruolando anche decine di simpatizzanti per incrociare nomi e cognomi degli amministratori delle società con quello dei dirigenti.

Anna Martina, direttore della Comunicazione nel mandato di Sergio Chiamparino, per adesso è l'unica a essere finita nel tritacarne. Giustiziata sui giornali e in consiglio comunale dal sindaco Fassino, che l'ha scaricata spianando la strada alle sanzioni: «Se ha infranto il regolamento etico dei dirigenti, le sanzioni saranno inevitabili».

I grillini però hanno pizzicato anche il nome della moglie di un parlamentare del Pd tra i soci della cooperativa Solidarietà che negli anni ha ricevuto appalti dal Comune per 13 milioni di euro. Il caso più eclatante comunque rimane quello della Martina. Tra le sue mani in sei anni sono passati più di 18 milioni di euro. Affidamenti diretti, forniture assegnate da lei o dai dirigenti della sua divisione. Sulla sua scrivania sono passati 437 appalti, tra affidamenti fino a 20mila euro, trattative private «in economia» fino a 200mila, ed estensioni di forniture già assegnate con gara, per lavori che superano la soglia dei 200mila. Solo l'anno delle Olimpiadi il settore ha sfornato la bellezza di 176 affidamenti, per un valore di 10,3 milioni di euro. Tra il 2008 e il 2009 Martina ha anche affidato quattro incarichi pubblici alla Punto Rec Studio, una delle società più rinomate del settore dei servizi audio, ma la stessa di cui è socio il figlio, Marco Barberis, come anticipato dal Giornale lunedì scorso. Gli incarichi anche in questo caso sono stati dati senza una gara d'appalto. Secondo Martina si sarebbe trattato solamente di un errore e non si sarebbe accorta che gli appalti li aveva affidati alla società del figlio. Ma in realtà non le si contestano solo i quattro «lavori» dati alla Punto Rec Studio, ma anche altri dati per le celebrazioni di Italia 150, in cui, in occasione della mostra «Fare gli italiani» alle ex Ogr, rientrava tra gli organizzatori Walter Barberis. Costui, oltre ad essere segretario dell'Einaudi, è anche suo marito. L'altro filone che la magistratura seguirà è quello delle 38 fondazioni di cui è socio il Comune.

In particolare quella sulle attività musicali (Fam) che recentemente ha inviato una lettera al San Paolo chiedendo la sponsorizzazione in forma diretta di alcuni eventi senza passare attraverso il Comune, una procedura inedita per l'amministrazione subalpina. Tutto regolare?

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