Il paradosso di Grillo è sempre più evidente: l'uomo che pretende trasparenza da istituzioni e partiti, è terrorizzato dai giornalisti e dall'informazione. Oggi, dal suo blog e in un'intervista al Time, ha giocato con parole pesanti. Ha attaccato la stampa pagata dai partiti per "sputtanarlo" e ha ribadito che se dovesse fallire il suo tentativo l'Italia rischierebbe di cadere nella spirale della violenza. Poi ha dichiarato il suo obiettivo: il 100 per cento dei consensi.
A pochi giorni dall'insediamento della flotta grillina in Parlamento, il leader genovese torna ad attaccare i media e a lanciare un duro monito ai suoi. Perché nel mirino del padre padrone del M5S non ci sono solo gli "scribacchini", ma anche i suoi stessi deputati che, per inesperienza o desiderio di esposizione mediatica, sempre più spesso si offrono alle telecamere. Con esiti non esaltanti.
La colpa, secondo Grillo, è dei conduttori dei talk show che masticano l'esponente grillino di turno come una gomma americana "e poi lo sputano, soddisfatti del loro lavoro di sputtanamento. Sono pagati per quello dai partiti" .
L'atto di accusa continua duramente. Grillo ha battuto in lungo e in largo tutto lo Stivale, raccogliendo piazza dopo piazza e voto dopo voto, un successo tanto clamoroso quanto personale. Solo lui ci ha messo la faccia e la voce. Ora, i 163 grillini a piede libero tra i palazzi e i cronisti romani, rischiano di vanificare tutta l'opera di comunicazione ordita da Grillo e dallo staff di Gianroberto Casaleggio. La soluzione? Silenziare i parlamentari. "Lunedì sono stati eletti dai gruppi parlamentari del M5S per i prossimi tre mesi due capigruppo portavoce, Roberta Lombardi per la Camera, e Vito Crimi per il Senato - spiega l'ex comico -. Loro sono stati titolati a parlare dopo aver discusso e condiviso i contenuti con i componenti del gruppo. Attenti ai lupi!".
I lupi sono, ovviamente, i giornalisti, pronti a sbranare gli agnellini a cinque stelle. "L’accanimento delle televisioni nei confronti del M5S ha raggiunto limiti mai visti nella storia repubblicana, è qualcosa di sconvolgente, di morboso, di malato, di mostruoso, che sta sfuggendo forse al controllo dei mandanti". Insomma, il normale esercizio di cronaca diventa un "accanimento". Un esempio? Il presidio dei cronisti fuori dall'albergo che ha ospitato la prima riunione degli eletti del Movimento è stato un "folle assalto". "Scene da delirio - aggiunge -. Questa non è più informazione, ma una forma di vilipendio continuato, di diffamazione, di attacco, anche fisico, a una nuova forza politica incorrotta e pacifica. Le televisioni sono in mano ai partiti, questa è un’anomalia da rimuovere al più presto. Le Sette Sorellastre televisive non fanno informazione, ma propaganda".
La soluzione? Chiudere due delle tre emittenti pubbliche e rivedere le concessioni private. Una dichiarazione, quest'ultima, che suona come una minaccia nei confronti di Mediaset. "È indispensabile creare una sola televisione pubblica, senza alcun legame con i partiti e con la politica e senza pubblicità. Le due rimanenti possono essere vendute al mercato". Non solo: "È necessario rivedere anche i contratti di concessione per le televisioni private e definire un codice deontologico al quale devono attenersi".
Poi, in un'intervista al Time, lancia un monito: "Ho incanalato tutta la rabbia in questo movimento. Dovrebbero ringraziarci uno ad uno: se noi falliamo l’Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade". Ma non finisce qui. Il progetti di Grillo non si fermal più che lusinghiero risultato elettorale: lui vuole la totalità delle camere. "Vogliamo il 100 per cento del Parlamento, non il 20 o il 25% o il 30% - ha detto -. Quando il movimento otterrà il 100% e i cittadini saranno diventati lo Stato, il Movimento non avrà più bisogno di esistere. L’obbiettivo è scioglierci".
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