Guido Rossa, chi era l'operaio ucciso dalle Brigate Rosse omaggiato da Mattarella

Le parole del Capo dello Stato in occasione dell'80/mo anniversario della Liberazione: "La sua testimonianza appartiene a quei valori di integrità e coraggio delle persone che, anche qui, edificarono in quegli anni a Repubblica"

Guido Rossa, chi era l'operaio ucciso dalle Brigate Rosse omaggiato da Mattarella
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"A Genova si espresse e si affermò il respiro della libertà. Un'anima che non sarebbe mai stata tradita. Un patto, un impegno, che non sarebbero venuti meno neppure quando, negli anni '70, il terrorismo tentò di aggredire le basi della nostra convivenza democratica. E dalle fabbriche venne una risposta coraggiosa, esigente, che si riassume nel nome di Guido Rossa. La sua testimonianza appartiene a quei valori di integrità e coraggio delle persone che, anche qui, edificarono in quegli anni a Repubblica". Queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando a Genova in occasione dell'80/mo anniversario della Liberazione, un omaggio all'operaio dell’Italsider di Genova ucciso nella sua macchina da un commando delle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979.

Chi era Guido Rossa

Lo scorso 24 gennaio è stato celebrato il 46esimo anniversario dalla morte di Guido Rossa, operaio metalmeccanico e delegato sindacale, ucciso dai terroristi rossi in via Ischia, dove abitava, poco dopo aver lasciato la propria abitazione mentre stava per salire sulla macchina per andare a lavorare all'Italsider. Un omicidio che segnò un salto di qualità nella storia delle Brigate Rosse, che per la prima volta eliminarono un sindacalista e un militante del Partito Comunista.

Guido Rossa venne assassinato per la sua strenua difesa dei valori e delle regole della libertà in uno dei periodi più duri tra gli anni di piombo, legati al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro. Il PCI di Berlinguer e il sindacato acuirono la lotta contro l'estremismo extraparlamentare, invitando gli iscritti a vigilare contro il terrorismo rosso e togliendo ogni possibile copertura ideologica, anche attraverso la denuncia dei sospetti attivi nelle fabbriche.

Nell’ottobre del 1978 all’Italsider spuntarono volantini brigatisti e i sospetti di Guido Rossa e di alcuni suoi colleghi riguardarono l’operaio Francesco Berardi. All’interno del suo armadietto ne vennero rinvenuti parecchi. Si decise di denunciarlo, ma per timore di ritorsioni si tirarono tutti indietro tranne Rossa. Berardi fu arrestato, si dichiarò prigioniero politico e Rossa testimoniò al processo nel quale venne condannato a quattro anni e mezzo di reclusione di cui scontò soltanto alcuni mesi perché il 24 ottobre 1979 si suicidò.

Guido Rossa rinunciò alla scorta formata da operai volontari proposta dal sindacato, ma le Brigate Rosse non rimasero a guardare. La mattina del 24 gennaio del 1979 il commando composto da Riccardo Dura, Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi lo uccise, anche se il progetto prevedeva “solo” la gambizzazione.

Al funerale parteciparono 250 mila persone, compreso l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini che gli conferì una Medaglia d'oro al Valor civile alla memoria. Un omicidio che segnò una svolta nella storia delle Brigate Rosse, decretando l’inizio della loro fine.

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