FirenzeSarà perché il pm, Paolo Canessa, è lo stesso di allora, sarà per il movente a sfondo sessuale dei delitti, sarà perché una delle sevizie è avvenuta nel prato delle «Bartoline», nel comune di Calenzano, dove nel 1981 furono uccisi Stefano Baldi e Susanna Cambi: un duplice omicidio attribuito al «Mostro di Firenze». Di sicuro da lunedì in città si è tornato a parlare di quel mistero per molti ancora in parte irrisolto e finché il «nuovo maniaco» non sarà catturato, il tormentone è destinato a continuare. Per ora però l'assassino di Andrea Cristina Zamfir, la 25enne romena trovata morta con le braccia come crocifisse sotto il cavalcavia dell'autostrada a Ugnano, tra Firenze e Scandicci, non ha un volto.
Ieri mattina in Procura a Firenze c'è stato un lungo summit tra Canessa, la polizia e i carabinieri: si segue la pista di un violentatore seriale che con ogni probabilità aveva già colpito in altre circostanze, solo che stavolta il gioco erotico estremo è finito in tragedia e c'è scappata la morta. Il caso più simile era avvenuto nel marzo 2013 proprio nello stesso luogo: allora una prostituta, anche lei romena, fu trovata legata e abbandonata nella stessa posizione di Andrea Zamfir dopo essere stata violentata. Ma lei sopravvisse. E ora racconta: «Era tranquillo, ma quando scendemmo dall'auto diventò una bestia. Mi fece spogliare e mi legò. Qualche mese dopo tornò. Lo cacciai e mi disse ti ammazzo».
È da queste parole e dalla descrizione della donna che gli investigatori sono ripartiti. Decidendo di perquisire le abitazioni di due persone: un uomo sospettato per quella violenza e un altro indagato per uno stupro avvenuto nel dicembre 2006. Finora però non sono stati trovati elementi che li colleghino all'omicidio.
«Stiamo ricostruendo alcuni fatti simili - ha spiegato il dirigente della Squadra mobile di Firenze, Lorenzo Bucossi - e per farlo andremo indietro nel tempo di almeno dieci anni. Sentiremo anche le vittime». Che sarebbero sei o sette, perché dal 2009 ai primi mesi del 2014, diversi episodi con la stessa matrice si sono verificati anche tra Prato e Calenzano: esistono almeno 4 procedimenti aperti per lesioni gravi e violenze. Le procure di Firenze e di Prato stavano già indagando e ora riuniranno i fascicoli.
Un elemento che accomuna questa raccapricciante scia di violenze, c'è. Si tratta di un nastro adesivo, di colore bianco, che ora è in dotazione all'ospedale fiorentino di Careggi. Il maniaco lo ha utilizzato per immobilizzare la prostituta romena uccisa domenica notte ed è uno scotch usato nei reparti tecnici e sanitari dell'ospedale dal 2006 fino a due mesi fa, quando per ragioni di contenimento della spesa è stato rimpiazzato da un comune nastro da pacchi.
Ieri la polizia ha parlato con alcuni dirigenti dell'ospedale. Una visita però poco fruttuosa visto che a Careggi ci sono circa 6.000 addetti e più di 15.000 accessi di utenti-pazienti ogni giorno senza contare familiari e accompagnatori.
La speranza degli investigatori è che qualcosa emerga dall'autopsia prevista per oggi. Accertamenti sono in corso anche per ricostruire le ultime ore della sua vita: è stato ascoltato il suo compagno, con il quale sembra che la donna abbia trascorso la domenica pomeriggio. La ragazza, madre di una bambina, aveva problemi di droga: si trovava in Italia da alcuni anni, viveva a Sesto Fiorentino, e ormai da tempo lavorava in strada. Ma senza far parte di un'organizzazione.
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