Ha il figlio malato di cancro. I colleghi gli regalano le ferie

Il padre di Mathys, morto a dieci anni, ha potuto assisterlo fino alla fine grazie alla solidarietà in ufficio. E l'iniziativa diventa una legge col nome del bimbo

Il suo bambino stava male, sempre peggio dopo una ricaduta che gli stava togliendo la speranza. E lui, il suo papà, aveva bisogno di tempo. Per tenergli la mano nei momenti più duri, per godersi fino all'ultimo istante quel figlio che stava combattendo la sua battaglia più dura. Tempo che non aveva, perché al lavoro aveva consumato tutte le ferie per stargli vicino. Non restava che tornare in ufficio, con il cuore a pezzi e il pensiero al figlio che aveva bisogno di lui. Sono stati i colleghi ad aiutarlo, donandogli con l'autorizzazione dell'azienda qualche giorno di ferie ciascuno. Il regalo più bello per un padre: la possibilità di dedicarsi completamente alla propria creatura. Una storia tenerissima, ambientata in Francia. Con un brutto finale, purtroppo, perché il piccolo non ce l'ha fatta, ma che ha lasciato comunque un'importante eredità: una legge che consente ai dipendenti pubblici e privati di regalare giorni di ferie ad un collega che abbia un figlio gravemente malato in modo che possa occuparsi di lui. L'hanno chiamata «legge Mathys», in omaggio al piccolo angelo. Aveva 10 anni Mathys, quando un tumore al fegato se l'è portato via. Aveva un bisogno disperato di un trapianto, ma la malattia è stata più veloce. Finché ha potuto suo padre, Christophe Germain, dipendente di uno stabilimento di acqua minerale Badoit a Saint-Galmier, un paese di 5mila anime nel centro della Francia, ha raschiato il fondo del barile per barcamenarsi tra il capezzale del figlio e il lavoro esaurendo tutte le ferie e tutti i permessi a disposizione. Ma quando la malattia si è ripresentata ed è stato chiaro che senza un nuovo fegato Mathys non ce l'avrebbe fatta, Christophe ha capito che non poteva più perdere tempo a lavorare. Il suo posto era accanto al figlio. Così quando Antony, un collega ma prima ancora un caro amico d'infanzia, gli chiese come mai avrebbe potuto aiutarlo e se aveva bisogno di soldi per le cure, lui non ebbe dubbi: «Ho bisogno di tempo da passare con il mio bambino». L'offerta dell'amico non è rimasta nell'aria. Antony avrebbe rinunciato anche a tutte le sue ferie per regalargli il tempo di cui aveva bisogno e chiese agli altri colleghi se erano disposti a regalare a Christophe qualche giorno di ferie arretrate.

Ma si poteva fare? Il datore di lavoro lo avrebbe consentito? L'azienda non ebbe nulla da ridire e la colletta permise di raccogliere ben 170 giorni di ferie da regalare al papà di Mathys, quasi metà anno per dedicarsi con tutto se stesso al figlio. Purtroppo non è bastato a salvare il piccolo, che il 31 dicembre del 2009 è morto. «E io gli sono stato vicino fino all'ultimo grazie ai miei colleghi, non mi basterà una vita per ringraziarli, ma la migliore ricompensa è la legge», dice Cristophe. Già, perché è stato merito suo se lo scorso 30 aprile il Senato francese ha adottato la legge che era stata già approvata dall'Assemblea nazionale il 25 gennaio 2012. Dopo la morte del figlio, Christophe non ha mai smesso di lottare con la sua associazione «D'un papillon à une étoile» per far sì che quel gesto di generosità dei colleghi così fuori da ogni regola facesse scuola. La possibilità che gli era stata concessa doveva essere offerta anche a tutti i genitori che vivono lo stesso dramma. E il suo impegno ha portato alla legge che ha il nome di Mathys, in base alla quale un dipendente potrà «rinunciare anonimamente e senza contropartita» a una parte o a tutti i giorni di riposo non presi per cederli a un collega con figlio sotto i 20 anni colpito da una malattia, un handicap o vittima di un incidente di particolare gravità.

Una regola d'amore, decisa partendo da un singolo caso, da un piccolo ma significativo gesto di pochi e anonimi cittadini. Per una volta lo schema si inverte. Per una volta l'input di una legge arriva dal basso. Dalla vita vera.

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