I bond a misura di Siena aspettano l'ok del governo

Ma Monti prende tempo: "Lo Stato per ora non ha prestato un euro". Viola: "Resteremo autonomi dalla politica". E Profumo cerca soci

Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco
Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco

Roma - Dopo l'autorizzazione della Banca d'Italia, giungerà il via libera del Tesoro. Era atteso ieri, ma in serata non era ancora arrivato. Il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, comunque, procede secondo i piani, con l'emissione di obbligazioni per 3,9 miliardi di euro.
Il via libera di Bankitalia è «un ulteriore elemento di tranquillità anche per i mercati», ha commentato l'amministratore delegato Fabrizio Viola. Il cda della banca si occuperà dei derivati la prossima settimana. Parte dei 3,9 miliardi - 1,9 per la precisione - servono a rimborsare i Tremonti bond, che la banca senese aveva ottenuto in tempi non sospetti. In sostanza il vecchio strumento salva banche sarà sostituito da quello firmato dal governo tecnico. Possibilità riservata al solo Mps.
Il premier Monti ieri ha ribadito la sua linea: «Mps è una banca alla quale lo stato regalerà euro zero, e per ora ha prestato euro zero, quindi è un argomento al quale guardare con assoluta serenità». Tradotto, i bond sono un prestito. E per il momento non sono nemmeno stati sottoscritti.
Le argomentazioni del centro e della sinistra sulla vicenda senese puntano piuttosto sul «tutti colpevoli» proprio appellandosi alle obbligazioni emesse a suo tempo dal governo di centrodestra. Giorni fa, Gianfranco Fini ha parlato di «identica operazione». Francesco Boccia (Pd) addirittura di un «regalo» a Mps da parte del precedente esecutivo. Ieri Casini ha cercato di correggere il tiro parlando dei Monti bond e dei Tremonti bond come «iniziative europee, non regali».
Le elezioni non sono certo il momento più adatto per distinguo tecnici, ma la differenza tra i due strumenti c'è. Prima che la vicenda prendesse un andazzo non favorevole al Pd, era chiara a tutti. Adesso meno.
La principale è che i Monti bond sono ritagliati su misura per Mps. Servono solo alla banca senese. I Tremonti bond rappresentavano una rete di salvataggio a beneficio di tutto il sistema creditizio, che peraltro era e resta in condizioni migliori rispetto a quello di altri Paesi.
Prima del varo, il ministro dell'Economia del governo Berlusconi ingaggiò una lunga trattativa con l'Europa. E ne uscì uno strumento, al 100% gradito a Bruxelles. Anche i Monti Bond sono stati concordati con l'Europa, ma con l'obiettivo di non incappare nell'accusa di aiuti di Stato a un'azienda privata.
Un'altra differenza è che gli interessi dei Monti bond potranno essere pagati anche con strumenti «ibridi». In altre parole con altri bond. I «Tremonti» dovevano essere pagati cash.
Se la banca non avesse avuto risorse per pagare gli interessi delle vecchie obbligazioni, avrebbe dovuto cedere al Tesoro parte delle sue azioni. Cioè, sarebbe stata di fatto nazionalizzata. Con il nuovo strumento Mps non corre questo rischio. Altra differenza, è che i Tremonti bond prevedevano per le banche che li emettevano l'impegno vincolante a garantire il credito alle piccole imprese. Obbligo che con i Monti è totalmente scomparso. Tutto fa insomma pensare che il meccanismo sia stato messo in piedi per mantenere il sistema così come è.
Ieri, comunque, i nuovi vertici di Mps si sono affrettati a dare garanzie sul cambiamento. Il presidente Alessandro Profumo, in un'intervista al Sole 24 ore, ha affermato che vorrebbe «un socio finanziario di lungo termine». L'amministratore degato Fabrizio Viola ha assicurato che, in caso venga provata l'ipotesi di tangenti, la banca si tutelerà. «Ci riprenderemo fino all'ultimo centesimo».

E ha garantito che il futuro di Mps sarà caratterizzato da «una totale autonomia dal mondo politico, che rispettiamo, ma che non vogliamo che abbia un'influenza sulla gestione» del gruppo. Oggi si riunirà il comitato di presidenza dell'Abi, che predisporrà la nomina del successore di Giuseppe Mussari.

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