Tempo di stipendi e di rendicontazione. Mentre vengono accreditati ai parlamentari i primi emolumenti di questa legislatura, il Movimento 5 Stelle si muove con grande attenzione per tener fede alla promessa di austerità e trasparenza. Ma, sin dalle primissime battute, l’operazione si è rivelata tutt'altro che agevole. Le polemiche infuocato il Cinque Stelle che continuano a promettere che metteranno tutti i conti online.
A Montecitorio i deputati pentastellati hanno già depositato la proposta di legge per "l’abolizione dei contributi pubblici e le modifiche alla disciplina in materia di spese elettorali e agevolazioni a partiti e movimenti politici". In parallelo hanno accelerato l’operazione che dovrebbe concretizzare la restituzione di parte degli emolumenti alle casse pubbliche. Da qui la richiesta alla presidente della Camera Laura Boldrini di costituire, con una voce di entrata nel bilancio, "un fondo controllato da un ente terzo" in cui qualsiasi deputato possa versare la parte di stipendio cui intenda rinunciare. "A quale fine destinare le somme raccolte nel fondo lo si può decidere insieme", hanno proposto i seguaci di Beppe Grillo. Tutto liscio? Mica tanto. Intanto, fermo restando che tutti gli eletti del M5S prenderanno solo 5mila euro lordi di indennità (su 10mila spettanti), resta da definire come in concreto deputati e senatori si regoleranno con le altre somme che lo Stato riconosce a titolo di rimborso. L’idea è trattenere solo le spese rendicontate, ma nel dettaglio una soluzione tecnica sarà definita nei prossimi giorni, sulla base dello studio dei primi cedolini. Alla voce "trattamento economico" il comportamento interno al movimento spiega: "L'indennità percepita dovrà essere di cinquemila euro lordi mensile, il residuo dovrà essere restituito allo Stato assieme all'assegno di solidarietà (detto anche di fine mandato)". In questo modo lo stipendio verrebbe, appunto, dimezzato intonro ai 5mila euro. Con un problemino non di poco conto: per quanto ogni parlamentare possa rinunciare a metà stipendio, il fisco lo tasserà comunque per l'intero ammontare segnato in busta paga. Problemino che non lascia certo indifferenti i grillini.
I grattacapi non si fermano certo allo stipendio. Come devono comportarsi con i rimborsi? Carte alla mano nella prima "paghetta" spuntano un'accozzaglia di voci che fanno schizzare la cifra finale intorno ai 18mila euro. Dalla diaria ai rimborsi forfetari, dalle indennità all'assistenza sanitaria. Cosa tenere? Cosa restituire? "I parlamentari - si legge sempre nel codice grillino - avranno comunque diritto a ogni altra voce di rimborso, tra cui diaria a titolo di rimborso per le spese a Roma, rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporti e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e sistema pensionistico con sistema di calcolo retributivo".
Se tutti sono d'accordo sul giustificare on line ogni signola spesa, lo scontro si fa duro sull'opportunità di rendere allo Stato i rimborsi non spesi. Dal canto loro i vertici del M5S assicura no sarà "presto" on line la piattaforma su cui ciascun parlamentare pubblicherà scontrini e ricevute, cifre percepite e restituite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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