La storia raccontata a senso unico. Piegata all'ideologia per avvalorare una tesi o una precisa narrazione. Il doppiopesismo nei giudizi sul passato aleggia ancora a sinistra, soprattutto quando si parla di antifascismo militante. L'acrobazia retorica compiuta di recente da Gad Lerner è di quelle da antologia, ma in negativo: su La7 il giornalista ed ex militante di Lotta Continua è riuscito a minimizzare il rogo di Primavalle (compiuto da alcuni aderenti a Potere Operaio nel 1973) paragonandolo impropriamente alle morti partigiane durante la Resistenza. Come se ci fosse una graduatoria nelle stragi, come se i due contesti storici fossero equiparabili.
Durante un dibattito sull'antifascismo nel corso della più recente puntata di Piazzapulita, Lerner ha commentato: "Lasciatemi fare l'ex di Lotta Continua, anche se è passato quasi mezzo secolo. Ho sentito citare gli anni 70 e sono un passaggio doloroso per il sangue che si versò allora, sul quale è tornata spesso Giorgia Meloni...". Il riferimento del giornalista era probabilmente alle parole del premier sugli "innocenti uccisi dall'antifascismo militante". Tuttavia, invece di stigmatizzare senza se e senza ma le violenze commesse in quel periodo dalla sinistra extraparlamentare, l'ex conduttore tv l'ha presa alla larghissima. "Anche noi di Lotta Continua dicevamo allora quanta fatica abbiamo fatto e quanto abbiamo dato battaglia culturale per strappare dei nostri compagni all'ideologia della lotta armata", ha chiosato.
Quindi il passaggio più sgangherato, con un paragone nato male e articolato peggio. "Tutto questo però non c'entra con il giudizio storico del 25 aprile. Il 25 aprile arriva 30 anni prima degli anni Settanta e c'è questa distorsione per cui non si guarda, anche in termini di proporzione, i morti… Anche i fratelli Mattei: grande rispetto, ma nella resistenza per darci la libertà sono morte decine di migliaia di partigiane e partigiani". Per chi non lo avesse colto, il giornalista ha menzionato l'attacco di Primavalle contro Virgilio e Stefano Mattei (figli di Mario Mattei, segretario locale del Movimento Sociale Italiano), sostenendo che quelle morti non siano rapportabili numericamente a quelle di chi ha combattuto per la Resistenza.
Ma le vittime degli antifascisti estremisti non sono state certo solo due. E in ogni caso quell'accostamento ha dell'incredibile. Certo, per decenza Lerner ha parlato comunque di "grande rispetto", ma intanto ha in sostanza derubricato quella strage (per la quale vennero condannati tre esponenti di Potere Operaio), elevandola impropriamente a termine di paragone.
E nessuno su La7 ha osato fargli notare che quell'approccio alla storia non fosse particolarmente condivisibile. Lo stesso silenzio lo abbiamo udito, pochi giorni fa, quando in tv la filosofa Donatella Di Cesare aveva definito il comunismo "un progetto politico di emancipazione", rifiutando di paragonarlo al fascismo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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