Il padre Kikoko è il capo tribù di un intero distretto del Katanga, nella Repubblica democratica del Congo. Lei, Cècile Kyenge, ha invece deciso di lasciare quella famiglia composta da trentotto fratelli e un lungo stuolo di mogli ed è entrata clandestinamente in Italia, per sua stessa ammissione. Nel Belpaese ha lavorato come badante accanto agli anziani e come babysitter. Un po' alla volta il ministro all'Integrazione ci tiene a sbandierare ai quattro venti il suo processo di integrazione.
Intervenendo alla presentazione del video-reportage Badami, la Kyenge ha raccontato di aver lavorato assistendo le persone anziane per pagarsi gli studi nel primo periodo di permanenza in Italia. "Anch’io per sei anni sono stata dietro a quel lavoro", ha detto, a sorpresa, il ministro rivelando di aver seguito per un anno una signora 90enne e per altri due anni una donna non autosufficiente. In questo periodo si sarebbe occupata anche di alcuni bambini. "In questo modo mi pagavo gli studi", ha spiegato la Kyenge che oggi è medico oculista. Commentando il contenuto del video della regista Mariangela Forcina, che racconta le storie di tre badanti romene, il ministro all'Integrazione ha ammesso di essersi commossa perché ha rivissuto una parte della sua storia. "Per un anno, nei fine settimana, andavo da una signora di 90 anni - ha raccontato - le dicevo che avevo bisogno di lei per non sentirmi sola. Lei, a 90 anni, era completamente autonoma e cucinava anche per me. Non voleva aiuto ma aveva solo bisogno di parlare. E io mi portavo dietro i miei libri e studiavo".
Il ministro ha, poi, raccontato di aver seguito anche una persona non autosufficiente. "Se c’è un aiuto della tecnologia, si riesce a stabilire un contatto e a uscire dalla medicalizzazione", ha continuato ammettendo che si è trattato di un periodo difficile della sua vita. "Oggi bisogna cercare di rafforzare la formazione di queste persone, che spesso hanno bisogno di un grande sostegno psicologico - ha continuato il ministro - per pochi mesi ho assistito dei malati terminali in Oncologia, ho visto le persone che assistevano questi malati e che non si lamentavano mai, lo facevano con amore. Queste persone vanno sostenute". Parlando a margine dell’evento, la Kyenge ha infine spiegato che al centro di tutto dev'esserci sempre il rispetto della persona: "La cittadinanza si rafforza con la quotidianità, con gesti piccoli. Che non vengono mai valorizzati, ma dietro quei lavori ci sono dei volti, delle storie.
Sono persone che non chiedono mai niente in cambio, semplicemente perchP sono al servizio dell’altro. Devono essere valorizzate di più e bisogna capirle di più. Ma soprattutto cercare di porre questa diversità come un momento importante per rafforzare questa cittadinanza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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