Inciucio Monti-Pd Dal salva Italia al salva sinistra

Da salvatore della patria a salvatore della sinistra. Qualcuno deve aver ingannato il professor Monti

Inciucio Monti-Pd Dal salva Italia al salva sinistra

Da salvatore della patria a salvatore della sinistra. Qualcuno deve aver ingannato il professor Monti. Quando è salito in politica, pressato dicono dalle cancellerie europee e dai poteri forti, gli avevano assicurato che sarebbe stato sommerso dai voti. Poi qualcosa è andato storto. I sondaggi lo danno sempre lì, a galleggiare intorno al dieci, dodici per cento. I vescovi hanno spergiurato che pregheranno per lui ma la Chiesa non si può mica schierare. Le varie associazioni cattoliche e sindacali hanno cominciato a pensare che forse non è l'uomo in loden il cavallo vincente, e allora non è il caso di puntare forte sulla sua vittoria. Passera è scappato, Montezemolo si è defilato, i ministri tecnici non se la sono sentita di fare il partito dei tecnici e così il buon Monti si è ritrovato in compagnia solo del gatto e della volpe: Fini e Casini. Il risultato è che Monti si è reso conto che quello dove stava andando non era il paese dei balocchi. Che fare, adesso?

È da questa domanda che cominciano a limarsi le ambizioni del premier. Se prima super Mario sperava davvero di gareggiare per vincere, ora si potrebbe accontentare di fare la ruota di scorta a Bersani, proprio come volevano i due suoi sodali. Insomma, tra la sinistra e il centro si respira un'aria forte di inciucio e la confermano le dichiarazioni che da più parti si leggono in questi giorni. Comincia Enrico Letta, uno che si è iscritto dal primo momento al governo dei tecnici, e che adesso sta cercando di trovare una sponda per il Monti naufrago e senza prospettive. «Se vinciamo chiederemo a Monti di sostenere il nuovo governo, allargando la maggioranza». Poi ci mette il carico pesante anche il candidato premier Bersani, che a domanda su Sky risponde: «Confermo. Sì. Io da tre anni dico che intendo lavorare per un governo dei progressisti e per un dialogo e una intesa con le forze democratiche e europeiste che siano ostative nei confronti di un revival berlusconiano, leghista e populista. Rimango fermo su questo». È chiaro che l'unica paura della sinistra è non conquistare il Senato o essere costretta a vivacchiare elemosinando voti per restare a galla. Monti è disponibile? Sembra di sì. Ma non lo può ancora dire direttamente per non perdere la faccia e i pochi voti che ha. «Mi sembra prematuro questo discorso perché io credo che nella campagna elettorale dobbiamo tutti schierarci in modo pacato sui problemi e successivamente verranno le alleanze». Chi non si fa problemi è Fini, che sostiene: «Monti deve dialogare con tutti». La volpe Casini è invece più furba e accorta. «Prima andiamo al voto. Puntiamo alla vittoria e poi si vedrà». Il ragionamento di Pierfurby è da vecchio democristiano. I voti non si promettono, ma si trattano quando servono. Bisogna pesare il valore di ogni singolo appoggio al Bersani di turno. Non è il caso di fare alleanze prima di sapere quali sono le necessità di ognuno. Ed è chiaro che questa è una trattativa da imbastire al Senato, punto per punto, testa per testa.

La politica vista dal centro non è mai una questione di programmi o identità e neppure di valori. È utilità. È il più classico dei «cosa ti serve». Bersani vuole invece comprare la tranquillità quando le carte non sono ancora tutte scoperte, sperando di risparmiare sul prezzo. Il costo per il premier è doversi alleare con l'apparato storico del Pd e con compagni di viaggio duri e puri come Fassina e Vendola. Quelli che come primo atto sperano di smantellare pezzo a pezzo l'agenda Monti, vedi referendum sul mercato del lavoro. Per qualche poltrona da regalare a Udc e Fli il professore svende quelle quattro cose fatte come capo del governo.

Così oltre alla vetrina di Palazzo Chigi perde anche la faccia.

Una cosa comunque l'abbiamo capita: se questo è il primo passo verso la terza Repubblica i soliti noti possono stare tranquilli. Qualsiasi cosa accada in Italia si ricomincia sempre dall'inciucio.

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