Incontro dei big del Pd. Renzi non c'è. Scintille tra il sindaco e D'Alema

D'Alema: "Non nasce nessun correntone, Renzi fa la vittima". E il sindaco risponde a muso duro: "Non devo chiedere il permesso a lui". Franceschini: "Ormai parliamo come ex Dc ed ex Pci"

Incontro dei big del Pd. Renzi non c'è. Scintille tra il sindaco e D'Alema

A Roma si sono riuniti tutti i big del Pd. L'incontro, nella sede del partito, è stato organizzato dai bersaniani in vista del congresso: invitati gli esponenti di tutte le anime del Pd. Grande assente Matteo Renzi. C'erano Pier Luigi Bersani, il segretario Guglielmo Epifani, Massimo D’Alema, Gianni Cuperlo, Anna Finocchiaro, Luigi Zanda, Cesare Damiano e molti altri. Neanche un renziano ha partecipato ai lavori. Anzi, uno c'era, ma per errore. Si tratta di Giacomo D'Arrigo, ex coordinatore dei giovani Anci: "Avevo lasciato la borsa al piano di sotto, poi ho visto tutta questa gente che saliva e mi sono accodato per curiosità". Recuperata la borsa se n'è andato. E ha tenuto a rimarcare il fatto che se ne stava andando, quasi a voler sottolineare la totale assenza, fisica, della componente renziana.

La riunione non è la nascita di un "correntone", ha precisato con puntiglio D’Alema: "Non nasce nessun correntone, questa è un’idiozia, non so chi l’abbia scritto". E approfitta dell'occasione per bacchettare il sindaco di Firenze: "Credo che giochi un po' a fare la vittima, secondo me sbaglia. Oggi dovrebbe essere qui". Ma Renzi non era presente. E' stato escluso o si è autoescluso? Quella non partecipare è stata una scelta precisa da parte del sindaco. Nemmeno con esponenti della sua area, nonostante l’invito fosse esteso a tutti i parlamentari. Ma il sindaco fiorentino non si fida delle rassicurazioni ricevute sino ad ora e guarda con sospetto alle mosse dei "pesi massimi" Dem. L'accusa dei renziani, respinta con sdegno da D'Alema, è quella di voler creare un "correntone". E l'obiettivo, inutile nasconderlo, è quello di fare fuori proprio Renzi. Anche se nessuno, per ovvie ragioni, può ammetterlo. In un'intervista al Tg5 Renzi risponde a muso duro a D'Alema: "Ho rispetto, grande stima per D’Alema, dopodiché se uno si candida o non si candida non chiede il permesso a D’Alema. Si può fare anche senza di lui. Il Pd piuttosto si dia una mossa e la smetta di seguire le mie mosse. Si dessero loro una mossa". Poi rincara la dose sul congresso del Pd: "Ci diano una data, so che l’agenda è un po' complicata, ma non vorrei che rinviassimo". E prosegue con sarcasmo: "È il momento in cui l’Italia ha rinviato l’Iva, ha rinviato l’Imu, ha rinviato gli F35, persino la Santanchè. Non è che possiamo continuare a rinviare. Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si rinvia...".

Franceschini: no a regole anti Renzi

"Non possiamo promuovere regole concepite per danneggiare Renzi - dice nel suo intervento Dario Franceschini - figura e risorsa fondamentale del Pd da coinvolgere in un percorso condiviso e non da logorare come avvenuto a tutti i leader del centrosinistra. Un partito come il nostro - evidenzia il ministro per i Rapporti con il Parlamento - non può dilaniarsi per mesi in diatribe logoranti, bensì difendere la logica originaria del rimescolamento di culture ed esperienze diverse. Oggi invece tendiamo a dividerci e a riconoscerci in comunisti e democristiani. La priorità da affrontare secondo l’ex capogruppo del Pd a Montecitorio, è trovare e ridiscutere nuove ragioni dello stare insieme ora che la fase del collante anti-Berlusconi è giunta al tramonto. E queste ragioni non possono essere quelle della conservazione, difesa e tutela dello status quo e di settori che abbiamo il terrore di toccare. Sarebbe un controsenso per una forza che si richiama al riformismo".

I dilemmi di Bersani

"Se continuiamo a fare dei congressi per cercare dei candidati quando è che troviamo il partito?", ha chiesto ai colleghi di partito Bersani. L’ex segretario non fa una questione di regole: "Io ho fatto la deroga - ricorda - Dopodiché i candidati vanno benissimo, ma noi dobbiamo uscire dalla transizione di questo paese. C’è la drammaticità di un Paese che non trova la barra, che ha bisogno di qualcuno che gli dà uno scrollone e non è una persona, è un spinta politica". "Qui si sta parlando del Pd e io credo francamente che dobbiamo troviamo un modo di discutere, ciascuno con le sue idee, ma tra chi vede due rischi. Il primo è che senza accorgercene ci troviamo su vecchie faglie, non può essere. Secondo, che ci troviamo verso un partito-protesi. Cerchiamo di mettere questi due paletti secchi poi discutiamo di tutto. Di persone e di contenuti".

Renzi alla fine che farà?

Il rottamatore (anche se non vuole più essere chiamato così) continua a dire di voler prima vedere le regole d’ingaggio prima di candidarsi alla segreteria del Pd. E come ha già detto vorrebbe che il segretario democratico fosse anche candidato a Palazzo Chigi. Ma su questo tema c'è una profonda divisione nel partito. In molti cercadno di convincerlo a saltare un giro, evitando di correre per la segreteria per restare "libero" di correre direttamente per Palazzo Chigi.

E se lui dovesse decidere di accettare questo "suggerimento", in attesa delle nuove primarie in vista delle elezioni, alla fine potrebbe spuntare la candidatura forte di Epifani per la guida del partito. Un modo come un altro per non dividere il Pd e non indebolire (con un potenziale avversario forte) il governo Letta.

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