Indeciso un elettore su tre Il Pdl punta tutto sui delusi

Sarebbero circa 20 milioni gli italiani orientati a non votare: il partito dell'astensione oscilla tra il 32 e il 40%. Convincerli sarà decisivo per Palazzo Chigi

Indeciso un elettore su tre Il Pdl punta tutto sui delusi

Roma - Diciotto giorni alle Politiche. Nella riserva di caccia dei partiti la selvaggina elettorale ormai migra poco o non migrerà affatto; la fotografia dei sondaggi più recenti mostra orientamenti di voto che si vanno consolidando. Se non vi saranno clamorose sorprese legate allo scandalo Mps o ad ulteriori annunci cosiddetti choc, Pd e alleati vanno attestandosi attorno al 35 per cento, il centrodestra sul 30, Monti e i centristi poco sopra il 13. La lista di Ingroia sta tra il 4 e il 5, Grillo in ascesa ma sul 15. I testa a testa decisivi saranno nelle tre regioni - Lombardia, Campania e Sicilia - nelle quali la differenza tra Pd e Pdl è tra lo 0,1 (Lombardia) e il 2,6 (Campania) e ci si contenderà il pugno di voti necessari per avere la maggioranza in Senato.
Dove andare a pescare l'elettore vincente? La vera partita si gioca all'esterno del recinto, dove circa venti milioni di italiani pascolano tra non voto, indecisione, tentazione di invalidare la scheda o di consegnarla in bianco. Nelle rilevazioni degli istituti demoscopici si tratta di una percentuale che va dal 32 al 40 per cento, destinata sicuramente a scendere negli ultimi giorni, ma la cui entità viene prevista attorno al 30 per cento, su per giù quella registrata alle regionali siciliane. Secondo Ipr Marketing il 25 per cento di quest'area sarebbe composta da elettori che hanno già deciso di non votare. Per la Emg invece gli irriducibili sarebbero al 28 per cento; in ogni caso il dieci per cento in più di quanti non votarono nel 2008. Persi per ogni causa elettorale, disinteressati, irrecuperabili.
Ma una quota ragguardevole di indecisi a tutto, diciamo dal 5 al 15 per cento, pur scegliendo magari la mattina del 24 febbraio in cabina elettorale, è quella sul serio decisiva. Un «elettorato esigente», ne traccia l'identikit Antonio Noto dell'Ipr. «Persone attente alla politica, che leggono i giornali e seguono i talk show in tivù». Distribuiti equamente tra Nord e Sud, tra giovani e vecchi, al 60 per cento sono donne. In analogia ai dati del 2008, tra di essi ci sarebbero in particolare (e nell'ordine) disoccupati, dipendenti privati e precari. Soprattutto elettori delusi da Pd e Pdl; intuitivamente più dal Pdl, che ha governato per ultimo.
La rimonta di Berlusconi passa attraverso questo crinale: se riuscirà a convincere una buona parte di essi a tornare all'ovile e scommettere su di lui (più che sul Pdl, praticamente inesistente o deleterio, in questa campagna elettorale), essa è possibile. Non lo dicono, in verità, soltanto i freddi numeri della statistica. Sempre più evidente appare che la «salita» di Monti si è arenata al primo dosso impegnativo: tra gli scivoloni del Prof, il fuoco amico di Passera e Giannino, le zavorre di Udc e Fini, un certo gelo bersaniano (cui non sono andati giù certi attacchi), Monti riuscirà a pescare ben poco nel fiume dell'indecisione. Anche l'arma del «voto utile», tradizionalmente brandita dal Pd, stavolta sembra spuntata. La figuraccia rimediata sulla «diversità bancaria», poi, non mancherà di alimentare più la frammentazione a sinistra che una gioiosa ricomposizione dello «squadrone» di governo più volte annunciato.
Resta così una prateria a disposizione per le scorribande del Cavaliere.

A patto, naturalmente, che riesca a farsi ritenere davvero interprete del ceto medio e medio-basso, quel 70 per cento di italiani che ha visto e vede, spesso in silenzio, sgretolarsi il proprio castello di certezze. E che non trova ancora la voce capace di farsene carico.

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