"Non mi risulta che il Pd sia contrario a votare la ineleggibilità di Silvio Berlusconi...". Arrivando in Giunta per le elezioni il senatore piddì Felice Casson entra a gamba tesa sul voto che rischia di mandare il governo a gambe all'aria. Dopo il blitz della Cassazione che, su imbeccata dei pm di Milano e del Corriere della Sera, ha anticipato la sentenza del processo Mediaset, la sinistra inizia a fregarsi le mani solleticando l'idea di cavalcare la persecuzione giudiziaria per decapitare il centrodestra estromettendo il Cavaliere dal parlamento. Sebbene il capogruppo piddì alla Camera Roberto Speranza abbia ricordato che il partito è orientato a rispettare la legge del 1957 secondo cui Berlusconi non è ineleggibile, la sinistra giustizialista ha già iniziato a contarsi. Tanto che a Palazzo Madama settanta senatori hanno preso carta e penna per scrivere al segretario Guglielmo Epifani: "Il Pd deve avere uno scatto d’orgoglio, bisogna smetterla di fare autogol".
La discussione sull'ineleggibilità è stata avviata oggi in via del tutto generale. Ma è stata interrotta per consentire la partecipazione ai lavori dell’Aula. "Non ci sarà nessun allungamento - ha avvertito il presidente Sel della Giunta per le autorizzazioni del Senato, Dario Stefàno - istruiremo la pratica subito dopo che ci verrà notificata la sentenza, il voto può arrivare entro un mese da quando ci verrà notificata la sentenza". Il parlamento rischia un'estate rovente. E non è scontato che da questo tour de force il governo Letta ne esca intatto. D'altra parte è lo stesso capogruppo pdl al Senato Renato Schifani ha già fatto sapere che, nel caso in cui Berlusconi venga interdetto, il partito è pronto a far saltare tutto. La situazione è tutta in divenire. Il primo ostacolo è sicuramente la sentenza della Cassazione del 30 luglio. "Chi l'ha detto che ci sarà una sentenza di condanna?", ha chiesto questa mattina Casson facendo, però, sapere che nei prossimi giorni chiederà alla Giunta di acquisire la sentenza d’appello sul caso Mediaset ritenendola "significativa" ai fini della questione dell’ineleggibilità. In caso di condanna, infatti, il voto sull'ineleggibilità diventa il vero banco di prova per la tenuta del governo. "Si deve semplicemente prendere atto della sentenza esecutiva senza entrare nel merito - ha continuato l'esponente piddì - altrimenti potrebbe crearsi un conflitto fortissimo tra poteri dello Stato e il tribunale di Milano potrebbe ricorrere davanti alla Consulta". Il punto sta tutto nella posizione del Partito democratico. "Ora vedremo se ci saranno delle memorie difensive e la approfondiremo - ha concluso - ma non mi risulta che non possa essere sollevata la questione di ineleggibilità". In realtà, qualche ora prima, proprio Speranza ha fatto sapere che il segretario Epifani è orientato a votare contro. "Un partito non può 'stirare' una legge per motivi politici - ha chiosato il capogruppo piddì a Montecitorio - resto dell’idea che noi dobbiamo battere Berlusconi sul piano politico, non su altri terreni". Problema risolto? Mica tanto. Il Pd, come al solito, è sempre più spaccato. "Non so perché Speranza abbia detto queste cose. Lui peraltro è alla Camera, non al Senato, ma non mi risulta che ci sia una linea del Pd sulla questione dell’ineleggibilità", ha insistito Casson tornando sull'argomento anche nel tardo pomeriggio e facendo capire che il partito non ha alcun potere. "La Giunta è un organismo paragiurisdizionale - ha concluso - e ogni suo componente agisce e vota in piena libertà di coscienza...".
All'indomani delle polemiche legato allo stop dei lavori in parlamento, il Partito democratico è in rivolta. La gestione dei Epifani non piace. La base accusa i vertici di via del Nazareno di prestare il fianco al Pdl. Tanto che i capigruppo Speranza e Zanda si sono affrettati a difendere le posizioni prese. Ma le tensioni nel partito continuano a crescere: il piddì è seduta su una polveriera pronta a esplodere e il voto sull'ineleggibilità del Cavaliere e solo una delle imminenti occasioni di scontro tra le diverse anime democrat. Proprio a Palazzo Madama, dove fra qualche settimana si dovrebbe votare sull'estromissione di Berlusconi dal parlamento, settanta senatori hanno scritto all'ex segretario della Chgil per chiedere un'inversione di rotta: "Siamo concordi nel giudizio critico sulla drammatizzazione di vicende giudiziarie del leader di un partito, il Pdl, con toni e modalità che nessuno di noi ha condiviso". Da qui la richiesta di uno scatto d’orgoglio e la minaccia di "non sostenere un minuto di più" la maggioranza se il governo non produrrà "in tempi certi le scelte di cui il Paese ha bisogno". Rimostranze e minacce che hanno trovato d'accordo anche lo stesso Epifani che, in una intervista al Tg3, attacca apertamente il centrodestra: "La richiesta di sospendere i lavori del parlamento addirittura per tre giorni è davvero incredibile. Non è mai successo in nessun paese, in Italia, un atto di grande gravità.
Berlusconi non può andare avanti in questo modo, perché il governo non è messo in condizione di fare la sua azione di servizio verso il paese". Quindi l'ultimatum al Cavaliere: "Arriva un punto in cui questo problema va chiarito assolutamente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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