Se si osservano gli ultimi accadimenti che hanno visto come protagonista Antonio Ingroia, si potrebbe pure gridare al complotto contro di lui. Perché, tra decisioni, dichiarazioni e azioni, attorno all'ex procuratore aggiunto di Palermo ogni volta si è sollevato un gran polverone. Ma la verità è che ha sempre combinato guai. Il trasferimento alla procura di Aosta, il procedimento del Csm, la bocciatura del Tar in merito all'incarico offertogli da Crocetta, il fallimento politico di Rivoluzione Civile (continuato poi in Azione Civile), l'indagine per fuga di notizie avviata dalla procura di Caltanissetta, fino alla fine della carriera da magistrato. Tutto condito da polemiche, accuse e rivendicazioni.
Oggi l'ex toga è ufficialmente un avvocato. Ma la scia delle polemiche continua a perseguitarlo. "Antonio Ingroia, subito dopo aver giurato come avvocato ha dichiarato che non difenderà mai mafiosi e corrotti. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo", hanno affermato ironicamente i penalisti dell’Ucpi, aggiungendo che il neoavvocato "se ne esce con queste frasi amene, facendo comprendere meglio di qualsiasi manuale che l’ingresso dei magistrati nei ranghi dell’avvocatura non può essere automatico ma deve passare attraverso un esame che accerti la condivisione da parte dell’aspirante di quei principi di libertà, autonomia ed indipendenza senza i quali - e non c’è timbro di Ordine o giuramento che tenga - non si è avvocati. Il giuramento l’avrà anche letto, ma non deve averlo compreso pienamente: se lo faccia spiegare da Crozza, lui sì che aveva capito tutto".
I penalisti rincarano la dose e vanno giù duro: "Ingroia si eserciterà come difensore in casi di furto di merendine, omessa custodia di animali, abigeato (ma non in Sicilia), esercizio abusivo dei mestieri girovaghi, per il resto nisba; da magistrato, per dare una mano a risolvere l’intricato nodo tra giustizia e politica, si è messo a fare i comizi con la toga ancora indosso e, visto che c’era, ha pure fondato un partito. Perse le elezioni, dopo aver addebitato il fallimento agli sfottò di Crozza, ha deciso, tanto per dare una mano alla immagine di imparzialità della magistratura, di tornare a fare il giudice, ma non ad Aosta, non sufficientemente cool (nonostante il clima) per un investigatore come lui. Poi è entrato rumorosamente nei ranghi dell’avvocatura, iniziando l’esercizio della professione prima ancora di prestare giuramento".
Infatti, già prima che iniziasse, la nuova carriera di Ingroia non era iniziata sotto una buona stella. Qualche giorno fa, Ingroia era tornato a occuparsi della presunta trattativa Stato-mafia. Come? Si era recato nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo come avvocato di parte civile, rappresentando in aula l’Associazione vittime dei Georgofili di Firenze. "Certamente dopo 25 anni, oggi è il mio primo giorno d’avvocato, e farlo qui in quest’aula simbolica, per il processo che ho istruito con passione e impegno, mi emoziona. Al di là della funzione del ruolo, credo che cambi poco", ha detto Ingroia, giustificando anche il suo "doppio ruolo": "La parte pubblica e la parte civile vanno verso lo stesso obiettivo dell’accertamento della verità e la responsabilità penale degli imputati". Peccato però che, come ha fatto notare il Giornale, la legge vieta al magistrato che diventa avvocato di esercitare, per due anni, nel luogo in cui ha svolto le precedenti funzioni. Ecco dunque che l'associazione vittime di via dei Georgofili gli ha revocato la delega come avvocato di parte civile. E fine del processo.
Come se non bastasse, Ingroia avrebbe esercitato il ruolo di legale senza aver prestato giuramento. Per questo motivo, i Consigli dell’Ordine degli avvocati di Roma e Palermo hanno istruito un procedimento disciplinare a carico dell’ex pm per esercizio abusivo della professione. Ma Ingroia, si sa, non è uno che si dà per vinto. E infatti ha già annunciato di aver in cantiere due processi. La causa imminente che lo vedrà indossare la toga è legata al caso di Attilio Manca, l’urologo trovato morto a Viterbo nel 2004. "Io difenderò i familiari - spiega Ingroia all’Adnkronos - che si costituiscono parte civile per non archiviare il caso come morte per apparente overdose. Secondo i familiari, infatti, si tratta di una morte per mafia". L’altra causa che vedrà impegnato l’avvocato Antonio Ingroia riguarda la strage di Lampedusa: "Sto costituendo un pool di avvocati per portare davanti alla Consulta la Bossi-Fini e alla Corte europea per i Diritti dell’Uomo le condizioni in cui versano i superstiti del naufragio di Lampedusa". Commentando la sua nuova avventura, Ingroia ha detto: "Mi mancherà l’indagine, la ricerca del colpevole ma è anche vero che quando si difende la parte civile, un avvocato deve pure fare indagine perciò sarà il miglior modo per non disperdere l’esperienza di 25 anni di carriera". Insomma, un avvocato che resta pm, ma anche politico. Perché non poteva mancare una sorta di comizio in una giornata così importante per lui.
E così l'ex toga ha parlato di amnistia ("Ben venga un’amnistia per alcuni reati per affrontare l’emergenza carceri come chiede il presidente Napolitano, ma, con la scusa dell’emergenza carceraria, non si provi in nessun modo a salvare Berlusconi") e della legge Bossi-Fini ("I movimenti politici dovrebbero essere più democratici dei loro leader; non solo va abrogato il reato di clandestinità ma va cancellata la legge Bossi-Fini").- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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