Intercettazioni, Napolitano contro i pm di Palermo: conflitto tra poteri dello Stato

Il Quirinale solleva il conflitto di attribuzioni dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti della procura di Palermo. Napolitano: "È mio dovere difendere le facoltà che la Costituzione mi attribuisce". La procura: "Nessuna violazione"

Intercettazioni, Napolitano contro i pm di Palermo: conflitto tra poteri dello Stato

Dopo le polemiche delle ultime settimane per la mancata distruzione delle intercettazioni delle telefonate con l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, passa al contrattacco. Il Capo dello Stato dà incarico all’Avvocato Generale dello Stato di rappresentare il Quirinale nel giudizio per conflitto di attribuzione da sollevare dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo, per le decisioni che questa ha assunto sulle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Capo dello Stato. Decisioni, queste, che il Presidente considera lesive delle prerogative attribuitegli dalla Costituzione. Alla decisione di sollevare il confitto il presidente Napolitano è arrivato perché considera suo dovere, secondo l’insegnamento di Luigi Einaudi, "evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell’occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la Costituzione gli attribuisce". Leggi il testo completo del comunicato della Presidenza della Repubblica.

Cosa prevede la Costituzione

La materia del conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato è regolata dalla Costituzione e dalla legge 11 marzo 1953, n.87.
L'articolo 134 della Costituzione stabilisce che la Corte Costituzione giudica, tra l’altro, "sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni". L’articolo 37 della legge 87/1953 stabilisce che il conflitto tra poteri dello Stato è risolto dalla Corte Costituzionale "se insorge tra organi competenti a dichiarare definitivamente la volontà del potere cui
appartengono e per la delimitazione della sfera di attribuzioni determinata per i vari poteri da norme costituzionali"
.

La risposta della procura di Palermo

La risposta della procura di Palermo non si è fatta attendere. "Non sono state violate le prerogative del Capo dello Stato", il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo secondo il quale l’operato della procura "risponde ai principi del diritto penale e della Costituzione". Messineo ha poi aggiunto che "nel nostro caso ci troviamo in presenza di un’intercettazione occasionale e di fatto in sé imprevedibile e inaspettato che a mio parere sfugge alla normativa in esame che riguarda la ovvia esenzione del Presidente della Repubblica di qualsiasi intercettazione. Su questo non ho dubbi e mai la Procura avrebbe attivato una procedura diretta a violare queste prerogative. Qui siamo di fronte a un fatto diverso e a nostro parere quella normativa non può trovare applicazione".

E quella del pm Ingroia

"Se l’intercettazione non è rilevante per la persona che è sottoposta a immunità e lo è per un indagato qualsiasi, può essere utilizzata", dice il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia.

Poi prosegue: "Secondo la nostra posizione, peraltro confortata da illustri studiosi, se l’intercettazione è rilevante nei confronti della persona intercettata, allora è legittima. Non esistono intercettazioni rilevanti nei confronti di persone coperte da immunità. E per quelle non coperte da immunità non c’e bisogno di alcuna autorizzazione a procedere".

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