L'aiutino del marito alla De Girolamo

Boccia (Pd) corre in difesa della alfaniana, ma sono in arrivo nuove intercettazioni e il Pd attacca. Ispettori a Benevento

Nunzia De Girolamo a Palazzo Chigi
Nunzia De Girolamo a Palazzo Chigi

Roma - C'è perfino una logica, in questa follia. Così finisce sulla graticola Nunzia e sulle braci ardenti persino Francesco, marito ancora saldo nei principi. E dalla sorte di «lei», Eva rinnovata di un Eden lettiano, dipende non soltanto quella di «lui», presunto e innocente Adamo, bensì il destino stesso del paradisiaco mondo delle «larghe intese» che fu, e che i due con amore avevano inaugurato. De Girolamo-Boccia, che in facile anagramma fa pure: «De', mo' giro la boccia», tanto per dire.
Svaniscono i sorrisi e calano le ombre in uno scandalo che mischia pubblico e privato. Questo mondo non è un Paradiso, anzi piuttosto un inferno e, come ieri sosteneva una crepuscolare ministra Lorenzin, «siamo nati per soffrire». Ammissione confermata da Sacre Scritture, ma poi testimoniata dall'incedere voluttuoso di un rimpasto di governo che non andrà chiamato «rimpasto» («rim-posto», si diceva nella franchezza democristiana), bensì Letta-bis o, meglio ancora, «Nuova agenda di governo che richiede nuovi interpreti». Tradotto: comanda Renzi, lui detta l'agenda e suona la musica, per taluni ministeri meglio trovare gente più in linea con lo spartito. Pulizia facendo, ammettono i renziani, «troveremo il modo di sostituire qualche ruota bucata (bacata?)». Più in soldoni: via De Girolamo, via Cancellieri, via Giovannini, e magari Lupi.
Nel frattempo che alla Asl di Benevento arrivano gli ispettori inviati dalla Regione Campania (saranno in tre a dover valutare da oggi eventuali aspetti penali di una vicenda finora confinata nel malcostume), e che la stessa Asl chiede i danni all'ex direttore Pisapia autore delle intercettazioni che inguaiano la ministra dell'Agricoltura; nel tempo che il Pisapia valuta se depositare o meno altre intercettazioni sulla Nunzia, ecco i Cinquestelle insistere perché la De Girolamo riferisca al più presto (pronta la mozione di sfiducia). Ma è dentro il Pd che l'affaire imbarazza tre volte tanto. I renziani Anzaldi, Oliverio e Taricco presentano un'interrogazione urgente alla Camera, l'ex ministro Gentiloni non esclude nulla, neppure una richiesta di dimissioni (che il prodiano Gozi già avanza). Il capo dei deputati Speranza si dichiara «stanco» di doversi occupare delle «vicende personali dei ministri». Però è Clemente Mastella, già attapirato per gli epiteti ricevuti, a mettere il dito nella piaga: «La signora ministro mi accusa di sciacallaggio? Io vado oltre, mi rivolgo al segretario Renzi. Matteo, perché non parli di questa storia? Non mi dirai che il motivo è che Boccia, marito della ministra, si è schierato con te alle primarie?».
Effettivamente lo sventurato segretario del Pd del caso non parla neanche sotto tortura, per ora. Si sa solo che gradirebbe «un passo indietro spontaneo». Il premier Letta fa sapere invece che se ne occuperà di ritorno dal Messico. Sotto a chi tocca, allora: al povero «signor De Girolamo». Boccia non si sottrae: dice di appartenere «a quella scuola antica molto rigorosa, rigorosa con tutti, con chi è accanto e con chi è di fronte». Dunque: «Chi sbaglia paga».

Ma chi sbaglia, «io lo faccio decidere alla magistratura, non lo decido io, e sull'etica della responsabilità invito tutti a farsi un esame serio di coscienza». Dice di capire chi chiede le dimissioni della moglie, «che è in grado di difendersi da sola». Certo non si vorrebbe finire nei suoi panni, e chi torna a casa stasera è lui. Urgono tappi (e rattoppi).

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