Un reato "che richiama l'assolutismo monarchico e la figura di Luigi XIV". Sul suo blog, Beppe Grillo se la prende stavolta con il vilipendio al presidente della Repubblica. Per questo il leader del Movimento 5Stelle si rivolge proprio a Giorgio Napolitano, ormai alla fine del suo mandato, perché abolisca o quantomento depenalizzi questo reato considerato anacronistico.
Il codice penale parla chiaro, come ricorda Grillo: "Chiunque offenda l'onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni", recita l'articolo 278. Del resto secondo il comico ai tempi di internet è davvero difficile trovare chi si macchia di vilipendio e anche definire cosa lo sia e cosa no: "Io dovrei aver già accumulato una decina di ergastoli", sostiene, "Il confine tra satira, critica e vilipendio è materia più indefinibile del sesso degli angeli". E non solo: perché punire chi offende il Capo dello Stato più di chi offende un qualsiasi cittandino? "Il presidente della Repubblica sarà il primo dei cittadini, ma sempre cittadino rimane, non può essere più uguale degli altri di fronte alla legge".
Grillo poi sottolinea anche come il reato non sia solo formale, ma sia stato spesso usato a fini politici.
Ad esempio, "Giovannino Guareschi fu condannato a otto mesi per una vignetta in cui il presidente Luigi Einaudi sfilava, invece che tra i corazzieri, tra bottiglioni di Nebiolo della sua tenuta, impreziositi dall'etichetta Presidente della Repubblica Italiana".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.