Rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi e Valter Lavitola, imputati nel processo per la presunta compravendita di senatori al fine di far cadere il governo guidato dall'allora premier Romano Prodi. Il gup di Napoli Amalia Primavera, che accusa l'ex presidente del Consiglio per il reato di corruzione, ha fissato la prima udienza del processo per l’11 febbraio dell'anno prossimo davanti al collegio A della V sezione penale di Napoli. Il gup ha accolto inoltre la richiesta di patteggiamento a venti mesi avanzata da Sergio De Gregorio.
L’indagine, che si fonda sulle dichiarazioni rese lo scorso anno da Lavitola, ha avuto una accelerazione decisiva con le ricostruzioni fornite da Sergio De Gregorio che ha confessato ai pm Alessandro Milita e Henry John Woodcock di aver accettato un "patto scellerato". Nella prima udienza preliminare aveva chiesto di patteggiare ad un anno e otto mesi e così è stato: condanna e pena sospesa. Era il 2006 e il "passaggio" di De Gregorio sarebbe servito a far cadere Prodi nel 2008. "Non c’è reato - ha spiegato il difensore di Berlusconi, Michele Cerabona - la Costituzione italiana prevede per ogni Parlamentare il diritto dell’insindacabilità dei suoi voti". Per il pm, invece, il "passaggio" dell'ex senatore dipietrista sarebbe stato pagato tre milioni di euro, di cui due in "nero" e uno versato nelle casse dell’associazione culturale Italiani nel mondo. Proprio De Gregorio ha raccontato ai pm di aver ricevuto i soldi da Berlusconi tramite Lavitola. Chiunque ha buona memoria, in realtà, ricorda bene le ragioni che portarono alla caduta del Professore. Da una parte il premier fu seriamente indebolito da scelte dissennate in materia economica e fiscale, che ne determinarono una clamorosa impopolarità, dall'altra l'esecutivo fu azzoppato dall’attacco giudiziario mosso alla famiglia dell’allora Guardasigilli Clemente Mastella. Eppure le toghe di Napoli sono riuscite ugualmente a costruire un teorema nel tentativo di incastrare il Cavaliere. La decisione del gup di rinviare a giudizio l’ex premier e l’ex direttore del quotidiano L’Avanti! è arrivata dopo oltre un’ora e mezza di camera di consiglio. "Prosegue un attacco, in corso da anni, contro un leader politico scelto liberamente e democraticamente da milioni di donne e uomini italiani", ha commentato il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone.
"La decisione di rinviare a giudizio il presidente Berlusconi appare davvero straordinaria" scrivono in una nota gli avvocati Michele Cerabona e Niccolò Ghedini. "Solo pochi mesi or sono - rilevano i difensori dell’ex premier - lo stesso Ufficio Gip, con diverso Giudice, aveva stabilito la improcedibilità del richiesto giudizio immediato rilevando insussistente l’ipotesi corruttiva. Oggi sugli stessi elementi viene fissato il giudizio. In realtà, come risulta dagli atti, il De Gregorio, che proveniva da Forza Italia e che era andato all’Idv per mera convenienza elettorale, voleva fortemente tornare nel centrodestra e per sua stessa ammissione tutti i voti dati nel corso della legislatura - sottolineano i legali - erano correlati alle sue convinzioni personali e non già a somme di denaro ricevute o promesse". "Parimenti - proseguono i legali - risulta che i denari che gli sono stati ufficialmente consegnati dal partito in forza di regolare contratto depositato al Senato erano per l’attività politica del suo movimento".
"Nessun’altra dazione di denaro vi è stata - ribadiscono - come bene ha chiarito il dottor Lavitola che ha spiegato come il contante riguardava la sistemazione contabile del giornale L’Avanti. Il dibattimento - conclude la nota - non potrà che chiarire ulteriormente questa situazione con il conseguente riconoscimento dell’insussistenza dei fatti contestati".
Intanto Di Pietro gongola: "Il rinvio a giudizio di Berlusconi non solo me l'aspettavo ma l'ho fortemente richiesto perché l'Italia dei Valori è stata ammessa tra le parti lese come vittima di questo comportamento. Ci siamo costituiti come parte civile - spiega Di Pietro a Radio radicale - il giudice dell'udienza preliminare ci ha ammessi come parte civile nel processo e noi come parte civile siamo intervenuti nel processo chiedendo il rinvio a giudizio che abbiamo ottenuto. Come Idv parte civile chiederemo che io venga ascoltato in quanto parte lesa e finalmente potrò dire in un tribunale tutto quello che mi ha combinato Berlusconi per potermi fermare". Quando gli chiedono se anche Romano Prodi potrebbe prendere parte al procedimento come parte lesa Di Pietro osserva:"Sul piano tecnico è possibile, sul piano politico è auspicabile. Sul piano tecnico avendo il giudice accolto come parte civile l'Idv, ancor di più può accogliere il governo Prodi che è caduto per il voto compravenduto di De Gregorio. Sul piano politico mi auguro che Prodi lo chieda, ma lui come si sa è un buono".
La senatrice dl Pdl Elisabetta Alberti Casellati in una nota sottolinea "che il Governo Prodi è caduto per le dimissioni di Mastella da ministro della Giustizia e non certo per il passaggio nel nostro schieramento di De Gregorio. Mi chiedo perché se un parlamentare passa nelle fila del Pdl è un venduto, se invece lascia il nostro partito per aderire ad un altro gruppo, come è capitato da ultimo in maniera consistente con i sostenitori di Fini, lo fa per ragioni nobili e ideali. Siccome non c’è logica in questo ragionamento, l’unica risposta possibile è che tutte le scuse sono buone per incriminare Berlusconi in una battaglia giudiziaria senza precedenti".
"La decisione di Napoli è semplicemente inquietante - sottolinea Anna Maria Bernini, senatrice e portavoce vicario del Pdl -. Ed è la dimostrazione che contro Silvio Berlusconi opera in modo evidente una macchina da guerra implacabile che da Milano a Napoli sforna sentenze politiche con l’obiettivo di abbattere il nemico storico, anche violando e comprimendo i diritti della difesa. Sono tutti procedimenti - aggiunge - che neanche sarebbero dovuti partire, e che si concludono immancabilmente nel modo più afflittivo nei confronti del cittadino Berlusconi. Ma neanche questa volta i plotoni di esecuzione giudiziari riusciranno ad abbattere il leader del pdl e della maggioranza degli italiani. Risponderemo nel paese quando il voto mostrerà ancora una volta la nostra forza e in parlamento dove la riforma della giustizia non è più rinviabile".
"Rinviare a giudizio Berlusconi per una presunta compravendita di alcuni parlamentari significa ignorare la storia e i fatti che portarono alla caduta del governo Prodi", afferma Raffaele Fitto del Pdl. "Purtroppo, in nome della persecuzione di Berlusconi, è tutto lecito, anche riscrivere e falsificare le pagine del passato.
È l’ennesimo episodio dell’accanimento giudiziario nei confronti del leader del centrodestra italiano, eletto da milioni di cittadini, da parte di alcuni settori della magistratura che ormai condizionano l’attività parlamentare sovvertendo le regole democratiche e la volontà degli elettori".
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