"Per l'Europa dei popoli" e "Prima il Nord!". Sono questi gli slogan della due giorni che cambierà la storia della Lega. E forse non solo, visto che il congresso federale di domani e domenica al Forum di Assago diventa anche lo snodo decisivo per decidere il destino di tante cose. A cominciare da Regione Lombardia e dal suo governatore, quel Roberto Formigoni a cui il Carroccio proprio qualche giorno fa ha inviato un chiaro avviso di sfratto. Sarà difficile che arrivi al 2015, hanno ripetuto in questi giorni i leghisti, facendo capire che sarà proprio la Lombardia il tavolo principale di una trattativa che avrà nella politica nazionale il suo punto di equilibrio. Non merce di scambio, il Pirellone, ma fulcro della nuova strategia già elaborata da Roberto Maroni che proprio domenica abbandonerà il suo ruolo di triumviro per indossare i gradi del lìder maximo. Perché finita l'era dell'Umberto magno, Maroni non ha nessuna intenzione di coabitare con nessuno. "Non sarò un segretario a metà", la condizione ben chiara posta alla sua candidatura. Su cui ancora oggi durante la presentazione del congresso a Milano ha fatto aleggiare un briciolo di mistero. "Io candidato alla segreteria? Il termine scade domani alle 11... Alle 11,10 si saprà". Tutti indizi che alla fine Bossi si dovrà accontentare di un ruolo poco più che da statua di cera al museo di via Belelrio.
Grandi manovre sul cui sfondo aleggia sempre la questione Lombardia, oggi vera scommessa della Lega per una rapida rinascita dal baratro dei sondaggi al 4 per cento in cui è precipitata dopo le inchieste giudiziarie sulla family Bossi. E non a caso proprio alla vigilia del congresso il neo segretario lombardo Matteo Salvini ha postato nel suo profilo Facebook un chiarissimo "Lega: andare a Roma o non andare a Roma, questo è il dilemma". Vero essere o non essere del nuovo partito a guida Maroni secondo molti il vero candidato alla successione di Formigoni già tra un anno. A meno che i troppi impegni non gli consiglino di affidare il ruolo di governatore proprio a Salvini, il fedelissimo da sempre al suo fianco e forse destinato a completare il tris di governatori con Luca Zaia nel Veneto e Roberto Cota in Piemonte. Un controllo delle locomotive del Nord che potrebbe in cambio spingere la Lega targata Maroni ad appoggiare il Pdl, o il nuovo partito che ha in mente Silvio Berlusconi, alle elezioni politiche del 2013. E così ieri l'ex ministro ha assicurato che sia ormai fallita l'Europa degli Stati, mentre il futuro è in "quella dei popoli". E la Lega? Quello che "ripartirà dal congresso" sarà un movimento in cui "il concetto del territorio sarà sempre più importante".
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