Le parole che Enrico Letta rivolge ai sottosegretari del governo, freschi di nomina, sono una chiamata alla concretezza e alla responsabilità. Il presidente del Consiglio si rivolge ai quaranta che sosterranno il lavoro dei dicasteri e chiede di tenere bene in mente un concetto di squadra necessario a fare da collante a un esecutivo i cui membri fino a poco fa rappresentavano "un'esperienza di parte" o "un interesse settoriale".
"Ora siamo tutti al servizio di una parte, nell'interesse del Paese". L'Italia prima delle convinzioni personali, il dovere di fare come linea guida per questo governo. Letta chiede "rispetto reciproco", una preghiera che sembra dettata anche dalle critiche e gli insulti rivolti al presidente della Camera, Laura Boldrini e al ministro dell'Integrazione, Cecile Kyenge.
"Facciamo parte di un governo dalla larga maggioranza", ricorda Letta, che esorta a tenere conto della necessità di "realizzare gli obiettivi sui quali il Parlamento ci ha dato la fiducia" e torna a parlare di una legislatura che deve fare i conti con i troppi ritardi accumulati finora: "Non abbiamo tempo".
538em;">L'urgenza è il fulcro del discorso del premier, un richiamo alla sobrietà che sia non solo "nell'organizzazione del lavoro", ma pure "nelle parole che si dicono". Se si seguirà questa strada - Letta ne è certo - "vincerà il Paese".
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