Con più di quaranta encomi alle spalle, terminò la sua carriera ufficiale nella polizia di Stato nell'anno dell'Expo a Milano, il 2015, al vertice del commissariato di polizia «Rho/Fiera». Non era stato piazzato lì per caso, quel compito era stato anche un modo per ringraziarlo e riconoscergli il (tanto) servizio reso, affidandogli un ruolo importante ma senza dare nell'occhio, mentre controllava l'attività delle cosche dell'hinterland milanese. Chi conosceva le sue qualità da investigatore d'élite, infatti, ne ha sempre intravisto, seppur ufficiosamente, probabili zone d'ombra su cui si è sorvolato perché l'uomo era di quelli determinanti durante le inchieste che contano. Runner impegnato, napoletano atipico, silenzioso e riservato ma dagli improvvisi grandi sorrisi, Carmine Gallo andò in pensione quindi circondato da amici che avevano apprezzato l'investigatore dallo sguardo puntuto e l'intelligenza schiva. Chi allora lo salutò con lunghi scritti debordanti di elogi certo non mancherà di fargli sentire la propria vicinanza anche adesso che, a 66 anni suonati, si trova ai domiciliari. Come amministratore delegato di una società specializzata in analisi antifrode per imprese e investigazioni private, Gallo è accusato infatti di aver preso parte a
un'associazione a delinquere finalizzata agli accessi abusivi di banche dati strategiche nazionali per carpire informazioni sensibili. Prima come ispettore alla Criminalpol di Milano all'ombra della Dia, poi come vice dirigente alla sezione criminalità organizzata della squadra mobile di via Fatebenefratelli 11, ma ancora prima a Locri nel Gruppo operativo antisequestri - nella stagione dei sequestri di persona dell'ndrangheta (ne ha seguiti più di cento), Carmine Gallo era il poliziotto che combatteva le mafie nel Nord Italia e parlava con i boss delle cosche. I suoi innegabili successi professionali sono legati a nomi di spessore nell'ambito criminale che ha saputo avvicinare e di cui si è guadagnato la fiducia riuscendo a garantire la loro collaborazione nelle inchieste. Ad esempio nell'indagine Nord-Sud del 1993, con un collaboratore di giustizia del calibro di Salvatore Morabito.
Il nome di Gallo è legato però anche a molto altro. Ad esempio al rapimento di Cesare Casella, sequestrato a Pavia il 18 gennaio 1988 e rilasciato il 30 gennaio 1990 dopo due anni di prigionia in Aspromonte, ma anche a quello dell'imprenditrice Alessandra Sgarella, sparita l'11 dicembre 1997 dalla casa milanese di San Siro, portata prima a Buccinasco e poi in Calabria e infine liberata il 4 settembre 1998 dopo 266 giorni in
mano ai sequestratori: Carmine Gallo, dopo aver incontrato un boss in galera che si era offerto di fare da tramite con i sequestratori, riuscì a far rilasciare la donna.
Referente italiano della polizia tedesca dopo la strage di Duisburg del 2007, il nome di Gallo appare persino nei momenti cruciali della soluzione del delitto Gucci, con l'incriminazione della banda che faceva capo alla ex moglie Patrizia.
Prima d'ora Gallo ha già passato momenti difficili.
Nel 2008 gli perquisirono casa trovando 80mila euro nel battiscopa. Il denaro, di provenienza lecita, gli fu restituito, ma a lasciare il segno fu la sua amicizia con Federico Corniglia, implicato in alcuni sequestri di persona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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