L'ipotesi: una rapina finita male. I malviventi si sono accaniti su di lei, casa a soqquadro

MilanoEra sola Nicoletta Figini. Molto sola. Se si eccettua qualche sprazzo di felicità e di sregolatezza qua e là, la vita non doveva aver riservato grosse emozioni a questa donna di 55 anni. Piuttosto benestante, sì. Ma vedova da oltre due anni, senza parenti. E una vita scandita dal tran tran scontato di chi si aspetta ormai poco o nulla dal destino. La morte, al contrario, l'ha colta all'improvviso, con una violenza inaudita, che l'ha trovata totalmente impreparata, in balia di un assassino (ma non si esclude fossero più persone, ndr) accanitosi su di lei come se volesse, in modo quasi incomprensibile, comprimere tutte le sue energie.
Il suo corpo senza vita è stato rinvenuto ieri mattina dalla colf filippina nel quadrilocale dove Nicoletta abitava da oltre dieci anni, all'ultimo piano, il settimo, di una distinto stabile diviso in due palazzine con una trentina di abitazioni in via Bernardino Ramazzini, tra la zona di Città Studi e a ridosso di corso Buenos Aires. Quando la donna delle pulizie è entrata in casa, dopo aver trovato la porta d'ingresso socchiusa, Nicoletta era lì, sul pavimento del salone principale illuminato dalla luce elettrica, prona, coperta solo dalla camicia da notte. Più che un cadavere, il suo, una sorta di pacco, con le mani e i piedi legati dietro la schiena, avvolto più e più volte con corde, cinture, pezzi della stoffa di tende e lenzuola e addirittura un cavo usb rimediati qua e là in casa. Per finire numerosi strati di scotch sulla bocca prima imbavagliata. Un «trattamento» riservatole da qualcuno che non deve avere molta fretta di andarsene, vista la meticolosità con la quale ha portato a termine l'operazione. Durante la quale Nicoletta non ha perso sangue ma può essere rimasta vittima di un soffocamento o di un arresto cardiaco, come stabilirà l'autopsia.
Lo scenario della rapina finita male c'è tutto e l'ipotesi investigativa all'apparenza non fa una piega. La corda fissata all'antenna sul tetto e che ciondola sul terrazzino della porta finestra è forse troppo sottile per reggere qualcuno, ma fa comunque pensare a dei ladri saliti regolarmente per le scale (non ci sono effrazioni né alle porta di casa né a quella del palazzo, ndr) e poi calatisi fin lì ed entrati dopo aver forzato un inferriata e tagliato con un tronchese la sola tapparella aperta di tutta l'abitazione. Le stanze, poi, sono tutte completamente a soqquadro (addirittura troppo), anche se gli investigatori della squadra mobile non sanno ancora cosa realmente manchi, ammesso che l'assassino abbia trovato qualcosa di suo interesse. Quel che è certo è che la cassaforte, nascosta da due ante di un armadio, non è stata toccata, così come i 3 cellulari della donna. Nessuno nello stabile, poi, ha sentito rumori insoliti (la tivù accesa potrebbe averli coperti) e non ci sono telecamere che possano fornire aiuti.
Ma chi era Nicoletta Figini? Di lei, donna molto riservata, si sa poco. Contitolare insieme al socio Gian Paolo del negozio di telefonia «Le technomanie» di piazza Otto novembre, a qualche decina di metri da casa, la signora non faceva parlare di sé. Un caffè al bar all'angolo, quattro chiacchiere informali e via.

La fedina penale non offre spunti salienti: una decina di anni fa Nicoletta venne segnalata per guida in stato di ebbrezza e nel 2010 fu fermata mentre si trovava in compagnia di un uomo che stava vendendo droga in piazzale Bacone. Un immobiliarista racconta che gli aveva da poco affidato la vendita di un altro suo appartamento in zona. Ecco, il denaro. Chissà se era proprio quello che cercava l'assassino.

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