Parte da oggi la sospensione delle frontiere Schengen tra Italia e Slovenia: a partire dalle ore 14, a chi attraversa il confine nei due sensi, potranno essere chiesti i documenti da parte della Polizia di Frontiera e dalle altre forze dell'ordine preposte. Una decisione assunta dal governo italiano a fronte degli allert dei Servizi, secondo i quali la rotta balcanica risulta essere quella maggiormente esposta al transito di terroristi verso l'Europa. Una preferenza per lo più per ragioni logistiche, che trova compimento anche nelle diverse cellule fondamentaliste che i "soldati di Allah" trovano lungo il percorso, dove fermarsi ma anche proseguire nella radicalizzazione e della propaganda.
Il confine tra Italia e Slovenia si snoda complessivamente per 232 chilometri con 22 valichi principali ma anche numerosi passaggi "ufficiosi", nei quali spesso gli irregolari si avventurano per avere la certezza quasi assodata di non essere intercettati. Passano tra la boscaglia e sono noti anche numerosi casi di passaggi finiti male, proprio perché effettuati in zone montane particolarmente impervie. Ma questo non scoraggia gli immigrati, disposti a tutto pur di raggiungere il loro obiettivo finale. Il ripristino dei controlli è stato chiesto facendo ricorso alla procedura d'urgenza disciplinata dall'art. 28 del Codice Schengen ed è attualmente valido per 10 giorni. Ciò non toglie che possano essere messe in atto eventuali proroghe nel caso in cui la situazione d'allarme dovesse perdurare. E l'Italia, nonostante le solite voci controcorrente di sinistra che accusano il Paese di usare strumentalmente il dispositivo, si unisce a tutti gli altri Paesi che hanno deciso di bloccare i movimenti soprattutto sul versante est orientato sulla rotta balcanica.
Tra questi anche la stessa Slovenia, che ha istituito analoghi controlli temporanei ai confini con Croazia e Ungheria. Sul confine tra Italia e Slovenia sono stati dispiegati ulteriori 300 uomini, che si aggiungono a quelli già impegnati in pianta stabile per la sorveglianza. L'Italia, al pari di Francia, Svizzera e Austria, non esclude di poter impiegare anche mezzi tecnologici per la sorveglianza, compresi droni e telecamere. Il dispiego di forze sarà imponente.
"Su richiesta delle Prefetture di Udine, Gorizia e Trieste, come Protezione civile regionale ci siamo immediatamente attivati per fornire supporto logistico, con fornitura di torri faro, tende, moduli abitativi e con radio per la telecomunicazione nelle zone non coperte dalla telefonia mobile, nei valichi principali e secondari che saranno presidiati da oggi e per 15 giorni a seguito della sospensione
degli accordi di Schengen decisa dal Governo italiano per i confini con la Slovenia", fa sapere l'assessore regionale con delega alla Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi.
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