L'Italicum piace agli elettori E Letta perde pezzi pure in aula

I sostenitori di Pd e Forza Italia benedicono il patto sulla nuova legge elettorale. Ai minimi storici i voti di fiducia al governo: ora gli alfaniani si riposizionano

L'Italicum piace agli elettori E Letta perde pezzi pure in aula

Roma - Beppe Grillo non l'ha presa per niente bene. E, infatti, ieri la gogna mediatica del suo sito internet è stata riservata al sondaggista Nando Pagnoncelli. Il motivo è presto detto: la ricerca Ipsos pubblicata ieri dal Corriere ha messo in evidenza che la maggioranza degli italiani (52%) preferirebbe un sistema bipartitico, il 22% due grandi coalizioni e solo il 19% un sistema proporzionale.
Agli elettori l'Italicum - così come è stato disegnato - piace. E forse non è un caso che il 19% grosso modo corrisponda ai consensi che i sondaggi attribuiscono al Movimento 5 Stelle. Che vorrebbe il ritorno alla legge elettorale della Prima Repubblica. Anche se, in base ai dati, i simpatizzanti dell'ex comico appaiono divisi perché la metà apprezza il proporzionale con premio di maggioranza e il 43% vorrebbe il Consultellum. Plebiscitaria, invece, l'adesione degli elettori di Forza Italia (82,1%) e Pd (86,7%) verso il sistema proposto da Berlusconi e da Renzi. Così come non è trascurabile il 76% di elettori del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano che si schiererebbero convintamente a favore di un sistema bipartitico o comunque con due coalizioni.
La seconda notizia rilevante che emerge dal sondaggio è rappresentata dal sostanziale gradimento dell'entente cordiale tra il Cavaliere e il sindaco di Firenze. Il 50% del campione interpellato lo ritiene positivo: il 75% degli elettori di Forza Italia e il 54% di quelli del Pd. Al Nazareno, però, permane uno zoccolo duro antiberlusconiano: il 39% degli elettori infatti giudica sbagliato l'accordo col «nemico». La maggioranza degli aficionados di Ncd (56,3%) e di M5S (70%) avrebbe preferito un accordo che coinvolgesse tutte le forze politiche, a partire da quelle di governo.
Il giudizio positivo dell'opinione pubblica è confermato dal fatto che il 60% del campione ha apprezzato la proposta di Berlusconi e Renzi. In particolare, al 24% la proposta piace così com'è, il 33% vorrebbe le preferenze ma le considera un dettaglio secondario considerato che nei collegi il numero dei candidati è basso, mentre solo il 36% ritiene che poter esprimere un voto per una persona sia una premessa irrinunciabile. Anche se occorre ricordare che un altro 36% è contrario alla moltiplicazione dei partitini che «sono un intralcio al funzionamento dei governi». Insomma, a parte i grillini (con un 63% circa di valutazioni negative), gli italiani sembrerebbero aver compreso che la legge elettorale è una necessità perché consente di avere governi stabili che possano affrontare i problemi del Paese: per il 28% è il problema principale e per il 45% è comunque nell'agenda delle priorità. Il condizionale è d'obbligo perché, come Beppe Grillo ha fatto notare sul proprio blog, il sondaggio è stato condotto telefonicamente sul classico campione di 1.000 intervistati, ma i contatti sono stati 12mila. I cittadini informati hanno afferrato la questione, quelli che se ne sono interessati meno, però, sono molti di più.
In ogni caso, la classe politica pare aver capito che l'aria sta cambiando. Lo testimoniano i risultati dei voti di fiducia al governo Letta. Dall'uscita di Forza Italia a fine novembre, l'esecutivo alla Camera ha praticamente sempre registrato consensi calanti: dai 360 voti del 3 dicembre sul decreto missioni si è saliti a 379 per la nuova fiducia l'11 dicembre e si è progressivamente scesi ai 350 della legge di Stabilità, ai 340 del «Salva-Roma» e ai 335 di venerdì scorso sul decreto «Imu-Bankitalia».

Questi smottamenti potrebbero non essere frutto della casualità, ma piuttosto il sintomo di un riposizionamento del Pd (e anche di Ncd). In fondo l'ha detto anche Renzi che votare durante il semestre di presidenza Ue sarebbe «tecnicamente possibile».

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