La domanda è se sia possibile essere solidali col fuoco di fila che ha preso di mira il generale Roberto Vannacci e poi esserlo, al tempo stesso, col ministro della Difesa Guido Crosetto che l'ha sospeso dalle funzioni: la nostra risposta è che sì, è possibile, ma non va fatta confusione.
Le inchieste contro il generale Vannacci, anzitutto, hanno quell'aria improbabile e «dovuta» che appartiene ai dazi da pagare per acquisita celebrità, quasi una conseguenza inevitabile che debba scontare chiunque si ritrovi improvvisamente sotto la soave violenza dei riflettori: qualcosa che, tipicamente in Italia, rende le cose gravi ma non serie. Questo non significa non rispettare le inchieste specie quelle della Procura militare ma soltanto rammentare che il Paese è quello che è, il pubblico è quello che è abituato a questo e altro e così pure la giustizia, uguale per tutti come l'ingiustizia: facciamo spallucce e vedremo come andrà a finire. Ma la decisione del ministro Guido Crosetto non fa parte di questa categoria.
Certo, sì, apprendere che ci sono anche inchieste per «incitamento all'odio razziale» rende un po' meno filosofi, costringe a chiedersi quanto proseguirà questo vizio di abusare della Legge Mancino per dei reati di opinione: contestata sempre più spesso, peraltro, anche alla disprezzabile categoria dei giornalisti e ai commemoratori del saluto romano: tutti a rischiare galera (seria) e multe anche di 6mila euro, tutti a fare spallucce un po' più nervosamente. Ma la decisione del ministro Guido Crosetto - che di fatto è una decisione dell'Esercito - non fa parte neppure di questa categoria. Va aggiunto che il leader della Lega Matteo Salvini, ieri, ha detto «viva la libertà di pensiero e di parola, viva le Forze Armate e le Forze dell'Ordine, viva uomini e donne che ogni giorno difendono l'onore, la libertà e la sicurezza degli Italiani»: ecco, è possibile essere d'accordissimo anche su questo, il problema è che queste dichiarazioni a loro volta non fanno parte delle ragioni che hanno infine (infine, dopo un procedimento disciplinare che durava da mesi) fatto sospendere il generale con avallo del ministro Crosetto. Il quale non è il ministro della libera opinione. Non è il ministro delle polizia di parola, in questo tempo disgraziato in cui non si sa più come parlare. Non è il ministro della censura dei libri, quelli improvvisamente deflagrati nelle classifiche di vendita al punto da rendere Vannacci (anzi, il generale Vannacci) candidabile nell'ambiguo e lunatico mondo della politica.
Oggi, in Italia, è diventato difficile persino spiegare che Guido Crosetto è il ministro della Difesa, quindi spiegare, a intere generazioni di militesenti, che cos'è la Difesa, che cosa sono l'Esercito e il mondo militare, come funziona, come ha sempre funzionato e sempre funzionerà. É difficile spiegarlo in una società dove l'aver scampato il servizio di leva, un tempo, era visto solo come una furbata, mentre oggi, chi ha vissuto quell'esperienza, ne parla come una delle più formative anche per i suoi difetti. É un mondo dove non esiste Roberto Vannacci: esiste il generale Roberto Vannacci. É un mondo che il militare Vannacci abbandonò nel giorno in cui, da civile, si presentò dal Ministro Crosetto senza divisa: un generale senza divisa a rapporto dal suo ministro. Da quel giorno fu definitivamente libero di esprimere opinioni, scrivere libri, descrivere il mondo al contrario e persino quello diritto che è più difficile e quindi perdersi nei «secondo me» da talkshow, laddove a un generale non puoi dire «non mi interrompa» perché un generale semplicemente non c'è, non partecipa al festival delle «idee», perché è ossequiato a valori e principi superiori di cui è orgogliosamente servo.
Vannacci ora è libero di esprimersi sull'universo mondo, potrà candidarsi se lo vorrà il Ministro ha dovuto precisarlo e però, da ora in poi, sarà impossibile equivocare, sarà impossibile giudicare l'Esercito attraverso di lui, inteso come un militare giudicato secondo l'ordinamento militare e non certo secondo il disordine delle fogne social che ora sono tutte sue: e che sia benvenuto nel mondo dove tutto è grave ma non serio, dove si fanno spallucce, ci si abbronza sotto i riflettori, non si confonde la politica con le istituzioni che, in silenzio, difendono i valori costituzionali e repubblicani. É il mondo diritto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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