L'unica deriva illiberale ha i colori dell'arcobaleno

Le censure, le liste di proscrizione, i carri basfemi: altro che Rocca, i veri illiberali si nascondono nella comunità Lgbt e vogliono imporci l'utero in affitto

L'unica deriva illiberale ha i colori dell'arcobaleno
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Pensate ad Arisa. Da madrina del Gay Pride a epurata in uno schiocco di dita. Subissata di insulti e odio solo perché aveva osato spendere buone parole per Giorgia Meloni ("Mi piace perché ha molta cazzimma") e aveva invitato a un "cambio di atteggiamento" nei suoi confronti, "non sempre in lotta ma in dialogo". E poi pensate ai carri che "colorano" le sfilate dell'orgoglio omosessuale. Uno su tutti rende bene l'idea della violenza ideologica portata in corteo: la Madonna sadomaso esposta l'anno scorso a Cremona. Non l'unico esempio, ma probabilmente il più emblematico. E ancora: pensate agli "sbirri" gay cacciati dalla manifestazione bolognese dell'anno scorso in quanto espressione delle forze dell'ordine, "luogo di riproduzione di violenza sessista, omolesbobitransfobica, abilista e razzista".

Pensate a tutto questo e poi, leggendo le reazioni smodate della sinistra alla decisione del governatore Francesco Rocca di revocare il patrocinio della Regione Lazio al Gay Pride di Roma, chiedetevi chi è davvero l'illiberale. Nel Pd il primo a urlare alla deriva autoritaria (grande classico di questi tempi) è stato Alessandro Zan. "Questa è omofobia di Stato", ha tuonato ieri in una intervista alla Stampa. "Usano pregiudizi ancora presenti nel Paese, per alimentarli e discriminare una parte dei cittadini. Esattamente come faceva il fascismo". Poi a Cartabianca Elly Schlein ha rincarato la dose parlando di "bullismo istituzionale". Il solito repertorio. "Vergogna!", ha scritto Elodie su suoi social mentre l'eurodeputata dem Alessandra Moretti ha scritto che l'Italia rischia di indebolirsi "nel suo spirito democratico". E il verde Angelo Bonelli ha scodellato il più classico dei classici: "segnale allarmante della deriva illiberale di questa destra". Tutto da copione.

Eppure, se il Roma Pride non fosse stato politicizzato con un documento (intitolato Queeresistenza) che promuove la maternità surrogata, la Regione Lazio non avrebbe tolto il patrocinio (visto anche che inizialmente glielo aveva concesso). "Il riferimento a quella che la Cassazione ha definito una pratica degradante è stato una provocazione inaccettabile", ha spiegato Rocca che ieri ha tentato pure una mediazione chiedendo agli organizzatori di rimuovere qualsiasi accenno alla gravidanza per altri. Una pratica (illegale in Italia) che la Giunta regionale, non condividendola, non intende in alcun modo avallare. D'altra parte nessuno si stupì più di tanto quando nel 2016 il sindaco più gay friendly d'Italia, Beppe Sala, non diede il patrocinio del Comune di Milano al Family Day.

Alla mediazione di Rocca gli organizzatori del Roma Pride hanno subito risposto picche dimostrando, ancora una volta, che non c'è spazio per il dialogo. Lo avevano manifestato giorni fa cacciando tra gli insulti Arisa, lo manifestano nuovamente adesso contro la Regione Lazio. E qui torniamo al punto di partenza.

Chi è il vero illiberale? Sicuramente chi, dietro i colori dell'arcobaleno, caccia, censura, disprezza il dialogo e vuole imporre la propria ideologia. E a farne le spese è, appunto, sempre la libertà.

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