Dopo inciuci e alleanze, cade un altro storico tabù del M5s: ecco l’addio alle restituzioni. Dopo aver decantato per anni le grandi gesta a favore della collettività, tra indennizzi tagliati e donazioni alle associazioni, i grillini archiviano uno degli ultimi simboli rimasti in vita del Movimento delle origini. “Siamo orgogliosi di questa diversità”, raccontava Giuseppe Conte un annetto fa. Ma la diversità è giunta al capolinea: come riportato dal Foglio, i neo parlamentari pentastellati non hanno ancora versato un ero al partito e nemmeno la quota – sempre più piccola – destinata alla collettività.
Il M5s archivia anche le restituzioni
A causa del cervellotico statuto messo a punto dall’autoproclamato avvocato del popolo, le regole sulle nuove restituzioni non sono state ancora applicate e nessuno ha versato un euro, compreso Giuseppi. In altri termini, i parlamentari M5s si godono lo stipendio per intero, dimenticando di punto in bianco le donazioni al fondo del microcredito e i progetti sociali mirati.
Lo scorso ottobre i vertici del M5s hanno optato per la svolta: i parlamentari sono obbligati a tagliare 2.500 euro dallo stipendio tutti i mesi. Ma di questa fetta, solo un quinto – 500 euro – finirà alla collettività. Il ragionamento di Conte è chiaro: qualcosa dovrà pur entrare nelle casse del partito, ex Movimento. I costi di gestione sono altissimi tra sede e personale, senza dimenticare gli ex non ricandidabili che sono rimasti sul groppone. Alcuni si godono lo stipendio, altri stanno accantonando il denaro che prima o poi dovranno restituire: prima o poi Conte batterà cassa, questo è chiaro a tutti, anche perché il gruppetto degli ex stipendiati è parecchio nutrito.
Una trasformazione incredibile, pensando a eventi e flash mob organizzati per rivendicare i maxi assegni destinati alla collettività. Proclami pomposi e attacchi alla casta. Ora il M5s è casta allo stato puro. Come anticipato, nemmeno Conte ha restituito un euro al momento “in attesa che entri a regime il nuovo sistema”, la confidenza di un collaboratore dell’ex primo ministro.
Non è il primo “taglio” alle restituzioni in casa Movimento 5 Stelle.
Già nel corso degli ultimi anni e prima della nomina di Conte a capo politico, i pentastellati hanno rimpicciolito la quota gentismo: dai 2.500 delle origini a 1.500, passando per 1.000 e infine 500. Forse in futuro cambierà qualcosa, ma il trend è chiaro, soprattutto se i costi di gestione della super macchina grillina continueranno ad aumentare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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