La sua mossa era stata anticipata in qualche modo da Danilo Toninelli, che gli è stato sempre particolarmente fedele anche in questi tempi, e adesso è arrivata l'ufficialità: Beppe Grillo ha richiesto di ripetizione del voto online degli iscritti del Movimento 5 Stelle su tutti i quesiti messi in votazione da giovedì a ieri e che hanno segnato la vittoria congressuale di Giuseppe Conte, nonché la fine della stessa figura del garante occupata negli ultimi anni dallo stesso comico genovese. Ecco quindi servita la gelida vendetta personale del fondatore della comunità pentastellata, che ha deciso formalmente di combattere su ogni terreno legale e politico la propria battaglia contro il cerchio magico contiano.
L'obiettivo di Grillo è chiaro: ovvero quello di sfidare di nuovo Conte sul quorum. Ma stavolta con un'arma in più: non è escluso infatti che questa volta l'Elevato possa fare direttamente un appello all'astensione, personalizzando così il voto. Il ragionamento che starebbe dietro la mossa del garante (ex?) - come sussurra qualche movimentista della prima ora - è che se i sì alla cacciata di Grillo dal Movimento sono meno di 35mila, adesso sarebbero costretti a trovare altri 10mila votanti, per potere raggiungere in questo modo la maggioranza assoluta degli iscritti necessaria per validare l'elezione. Quale mezzo migliore, quindi, come quello di chiede un nuovo voto su tutti i quesiti, così come stabilisce lo statuto.
Immediata la controreplica di Conte, che parla di un "ultimo tentativo di agire in difesa di un proprio conflitto d'interessi", nonché di un "estremo tentativo di sabotaggio: ha chiesto di rivotare, invocando una clausola feudale che si trascinava dal vecchio statuto. Insomma, è passato dalla democrazia diretta al 'qui comando io' e se anche la maggioranza vota contro di me non conta niente". E ancora: "Potremmo contestare questa vecchia clausola, retaggio del passato e vincere con le nostre buone ragioni un contenzioso legale. Ma dobbiamo occuparci del Paese reale. Il ruolo dell'azzeccagarbugli lo lascio quindi a Grillo".
Del resto il percorso costituente non poteva proprio chiudersi così, con il discorso di Conte come trionfatore al Palazzo dei Congressi di Roma. A sipario calato, Grillo non ha voluto attendere nemmeno il termine massimo dei cinque giorni dalla pubblicazione dei risultati enunciati ieri pomeriggio dal notaio, giusto per consolidare una sorta di suspence. La voglia di una rivalsa immediata è stata troppo forte, specialmente dopo quel lungo applauso di domenica che in assemblea aveva salutato il via libera alla sua esclusione da quel M5s che aveva fondato l'attore ligure poco più di quindici anni fa insieme a Gianroberto Casaleggio. Quella scena non era piaciuta neanche ad altri diversi veterani dei 5 Stelle, come Chiara Appendino e Roberto Fico.
Enrico Maria Nadasi, amico e commercialista di Grillo, nonché cofondatore insieme al comico dell'Associazione Movimento 5 Stelle 2013 "proprietaria dei simboli del Movimento", ha dichiarato all'Adnkronos che valuterà il da farsi. "Beppe ha espresso la volontà di rivolere il simbolo indietro e di estinguerlo. Questo è quello che vuole Beppe e io sono d'accordo con lui". Insomma, non si può più utilizzare il logo del M5S perché rappresentava un "Movimento che doveva realizzare una forma di politica nuova e una gestione nuova della cosa pubblica.
Quel simbolo ora non rappresenta più quella cosa lì: noi lo rivogliamo indietro per estinguerlo - conclude Nadasi -. Lo metteremo in un museo: faremo un museo dei simboli politici e ci sarà anche quello del Movimento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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