Il Grillo licenziato è un fantasma che appare nel pomeriggio, con uno «status» su WhatsApp. «Da francescani a gesuiti». È questa la frase che si legge sul nuovo stato del profilo WhatsApp di Beppe Grillo, mentre sta per chiudersi «Nova», la fase finale dell'assemblea costituente del Movimento 5 stelle. A corredo della frase, il Garante del M5s posta una foto che ritrae la reliquia di San Francesco nella chiesa di San Francesco a Ripa, a Roma. Una targa che recita: «Sasso dove posava il capo il serafico padre San Francesco». Forse un riferimento, malizioso, ad alcuni luoghi comuni sulla presunta «doppiezza» dei gesuiti. Anche se, a caldo, un dirigente autorevole del M5s replica: «È lui che ha voluto fare il governo con quello che ha fatto la scuola dai gesuiti». Il riferimento è al via libera del Garante all'ingresso del M5s nel governo di Mario Draghi, mai digerito da Conte. Grillo, da Bibbona, per il resto tace. In ogni caso, a parlare sono i numeri delle votazioni. La figura del Garante è stata eliminata con il 63% dei «sì» da parte degli iscritti. È la «Grillexit» auspicata da Conte alla vigilia. All'annuncio del risultato la platea esplode in un boato. Un volto storico del M5s, alla fine della giornata, mentre esce dal Palazzo dei Congressi dell'Eur, sintetizza così l'esito: «È stato un grande Vaffa» a Grillo. Ma non è l'unico. La regola dei due mandati, blindata senza appello dal Garante in tutta la burrascosa fase che ha preceduto l'assemblea costituente. Ebbene, anche il superamento dei due mandati passa a maggioranza dei voti degli iscritti. Il 72,08% degli iscritti si è espresso per il superamento della regola aurea. «Ci sono dei quesiti molto discussi: quello sul limite dei mandati. Leggo chiaro il segnale che ci date: volete valorizzare le esperienze e le competenze», ha subito detto Conte. Che rincara la dose nei confronti di Grillo: «Non mi sarei aspettato che il Garante entrasse a gamba tesa» e «si mettesse di traverso». «Grillo ora qualche cosa dovrà fare, non può far passare una sconfitta così, magari farà un video domani (oggi ndr)», dice chi è vicino a Conte. I contiani sono ottimisti perché non si aspettavano nemmeno un risultato come quello dell'eliminazione totale del Garante. «Io pensavo che avrebbero ridotto i poteri di Grillo, non che lo avrebbero eliminato», spiega un deputato, al secondo mandato, di provata fede contiana. L'ex premier intanto si gode la vittoria politica. E però, parlamentari e dirigenti vari, si esercitano nei commenti sul clamoroso licenziamento del fondatore. Per Michele Gubitosa, vicepresidente di M5s: «Un movimento politico non può avere un padre padrone. Grillo voleva evidentemente farlo e la nostra comunità l'ha pensata come noi». Stefano Patuanelli, capogruppo al Senato, si abbandona a un pizzico di nostalgia: «Beppe Grillo rimane il nostro fondatore e nessuno potrà mai togliergli la riconoscenza per quello che ha fatto». «Ho sempre ritenuto riduttivo l'essere definito grillino. Non credo sia questo il cuore di questi due giorni», ha poi continuato. Ma non è solo Grillo a essere un fantasma. Anche due «grillini» doc, come Virginia Raggi e Danilo Toninelli non si fanno vedere a quello che è stato, di fatto, un happening contiano. «Non volevano partecipare alle esequie del Movimento», polemizza un attivista vicino al fondatore, che si aggira tra le sale del Palazzo dei Congressi dell'Eur.
Da quello che si sa, Raggi avrebbe voluto fare la sua passerella ma è rimasta bloccata a casa per motivi familiari. Toninelli, invece, come Grillo, ha scelto di non legittimare l'assemblea contiana. Il sipario sul Garante lo cala Conte: «Ho ricevuto da lui tanto veleno ma ho sempre guardato avanti».
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