Mafia, assolto l'ex ministro Saverio Romano

L’ex ministro delle Politiche agricole assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Romano in lacrime in aula: "Non ho mai tradito la legge..."

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L’ex ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, è stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il gup di Palermo Fernando Sestito, che ha emesso la sentenza con il rito abbreviato, ha applicato la formula del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, che prevede l’assoluzione quando la prova manca, è incerta o contraddittoria. La procura di Palermo aveva chiesto la condanna a otto anni di carcere. "Amo questo Paese e non l’ho mai tradito, men che meno sostenendo la forza criminale che più di tutte rappresenta l’anti-Stato: Cosa Nostra", aveva commentato Romano durante l’ultima udienza del processo che lo vedeva sotto accusa per concorso esterno in associazione mafiosa.

L’ex ministro dell’Agricoltura non ha nascosto la sua grande emozione, si è commesso ed è scoppiato in lacrime più volte. "Sono stato inseguito da un’ombra per nove anni. In vent’anni ho sempre osservato le leggi, ed ho più volte giurato sulla Costituzione", ha dichiarato Romano. Che poi, riferendosi alla sua attività di avvocato abbandonata nel 2003 per dedicarsi alla politica, ha aggiunto: "Non ho mai disonorato la toga, la mia toga è rimasta pulita. Questa toga io voglio lasciarla pulita a mio figlio". L’ex ministro ha preso la parola dopo la replica del pubblico ministero, Nino Di Matteo, che ha ribadito la tesi dell’accusa sul patto elettorale politico-mafioso che Romano secondo la procura avrebbe contratto con esponenti di Cosa Nostra e che per la difesa non esiste. "Le sentenze non si commentano ma si valutano - ha commentato l’avvocato Raffaele Bonsignore, uno dei legali dell’ex ministro - però c’è un’unica amarezza: ci vogliono in Italia dieci anni per una sentenza di primo grado. È un fatto di inciviltà. Romano è stato indagato per otto anni e ha dovuto aspettare dieci anni per la sentenza".

"Rispettiamo qualsiasi sentenza del giudice e la consideriamo un atto di giustizia. Si tratta di una sentenza che viene classificata come sentenza di assoluzione, ma con l’articolo 530 secondo cui l’assoluzione avviene per mancanza di prove, per prove insufficienti o contraddittorie", ha commentato a caldo il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo.

Che poi ha precisato: "Quando parliamo di prove insufficienti parliamo di elementi probatori non idonei a raggiungere la soglia del convincimento al di là di ogni ragionevole dubbio, comunque attenderemo la lettura delle motivazioni della sentenza per vedere a quale delle tre ipotesi il giudice ha aderito".

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