Nessun mea culpa. Dopo le dimissioni a sorpresa del ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata, il premier uscente Mario Monti si presenta davanti alle Camere per respingere qualsiasi accusa e rivendicare il lavoro svolto per salvaguardare le vite di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Non una parola sulla figuraccia fatta in oltre un anno di fallimenti diplomatici. Non una parola sulla debolezza dimostrata dall'Italia dei tecnici nei rapporti con l'India e, più in generale, a livello internazionale. Non una parola sull'incapacità della Difesa di riportare a casa militari che operano all'estero sotto il vessillo del tricolore.
L'incapacità di riportare in Italia, sani e salvi, i due marò, le dimissioni (in extremis) del ministro Terzi, le parole del Professore in parlamento sono tre flash che descrivono drammaticamente un governo nel caos. In oltre un anno di governo, Monti non è stato in grado di far valere il diritto internazionale e si è piegato ai diktat del governo di Nuova Delhi. Adesso queste stesso governo affonda, inabissato dal peso dell'incompetenza. E, mentre il quotidiano Le Monde recita il de profundis per il premier uscente, Monti si presenta davanti alle Camere nel tentativo di salvare la faccia. E, così, il primo attacco è diretto proprio all'ex titolare della Farnesina, reo di essersi dimesso senza comunicarlo né alla presidenza del Consiglio né al capo dello Stato. "Le dimissioni di Terzi rassegnate in Aula sono state un atto inconsueto", ha accusato per poi spiegare la decisione di non rimandare in India i due marò non avrebbe dovuto essere "oggetto di precipitose dichiarazioni alla stampa". Dichiarazioni che, a detta del Professore, Terzi ritenne di rilasciare anticipando un risultato finale che non poteva ancora darsi per scontato. Da qui l'accusa pesantissima: "Ho ragione di ritenere che l’obiettivo di Terzi non fosse quello di modificare una decisione presa dal governo, ma fosse quello più esterno di conseguire altri risultati che magari nei prossimi tempi diventeranno più evidenti".
Durante l'informativa alle Camere, Monti ha spiegato che l'obiettivo del governo è stato di "tentare di isolare questa vicenda dall’isieme complessivo dei rapporti con l’India e la nostra priorità è stata di la sicurezza, l’incolumità e la dignità dei nostri due marò e di tutti gli italiani che si trovano in India". Così, dopo aver respinto con forza qualsiasi illazione su scambi o accordi riservati con l’India o sul fatto che gli interessi economici abbiano influenzato l’attività diplomatica, ha più volte ribadito di aver protestato con fermezza per il vulnus inferto da Nuova Delhi al nostro Paese: "Da quel 16 febbraio l’impegno mio personale e del governo è stato assoluto". Il problema è che da quel 16 febbraio del 2012 nulla è cambiato, il governo non ha fatto passi avanti e Monti si appresta a lasciar Palazzo Chigi senza essere riuscito a concludere nulla. Eppure, prima di andarsene, ci tiene a far sapere che è stato avviato "un percorso verso una soluzione rapida".
Per sapere quanto ci sia di vero in queste parole, non possiamo far altro che aspettare. Intanto, il premier ha fretta di lasciare l'incarico. E, davanti alle Camere, recita l'epitaffio di un esecutivo incompetente: "Questo governo non vede l’ora di essere sollevato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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