«Meglio così che soli davanti alla tv» L'intervista La psicologa Vera Slepoj

«Negli Usa hanno capito che la struttura sociale di oggi, quanto all'infanzia, è iper-organizzata: devono fare ginnastica, nuoto, equitazione, studiare le lingue. Tutto ciò è quasi un lavoro, riguarda l'apprendimento e non il gioco». Vera Slepoj, psicologa della famiglia, non è contraria alle «lezioni di gioco» per i bambini.
Non è una contraddizione? Il gioco non dovrebbe essere libertà di espressione?
«Ci sono diversi tipi di gioco: quelli organizzati, utili per imparare le regole e relazionarsi con gli altri (di gruppo, dal nascondino alla campana, le costruzioni e i giochi da tavolo) e quelli solitari, che il bambino inventa da sé in modo spontaneo, creativo. Questi ultimi non si possono insegnare, i primi invece sì».
Quindi lei consiglierebbe di iscrivere i bambini a questi corsi?
«Sì, il principio è legittimo: spesso i bambini sono soli, non hanno chi insegni loro certi giochi né la possibilità di stare con altri della loro età. Dovrebbero ridere, invece trascorrono il tempo guardando la tv».
Meglio così che davanti allo schermo, insomma...
«Sì.

Ma devono anche potersi annoiare, stare su una sdraio a guardare il mare: lo spazio vuoto genera creatività».
In queste classi i tutor segnalano ai genitori gli aspetti da migliorare. Quali possono essere?
«Se un bambino piange sempre, o non vuole mai stare con gli altri».

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