Meglio vecchi e bravi che giovani e incapaci il commento 2

diFa impressione come nel nuovo non ci sia niente di originale. Alla ricerca di una identità, tutti si affannano intorno a qualcosa che li distingua e, invece di un pensiero, esprimono una identificazione geografica. Incerti di dove stare, indicano una patria per non farsi riconoscere e fanno senza farsi capire. Ed ecco, allora, non più Casini ma «Italia», sfilandola a Berlusconi, che, a sua volta, amplificandola, voleva una «Grande Italia», essendo partito da «Forza Italia». Una condivisibile esortazione. Ma qualcuno aveva fatto di più, non una semplice «Italia» ma una «Italia dei Valori». E perché farci mancare, visto che ancora non c'è, un'«ItaliaFutura»? Ci ha pensato, originalmente, Montezemolo. Così siamo circondati da Italie, tutte diverse e una contro l'altra, con sottili distinguo. E, però, anche questi, tutti uguali cercando di superarsi in banalità. Montezemolo lamenta che Casini ripropone gli stessi nomi, da Pomicino a De Mita, da Buttiglione a La Malfa, da Pisanu alla Polverini. E cosa può volere il nuovo se non uomini nuovi? Un pensiero originale. Identico a quello di Renzi che, nello stesso giorno in cui Montezemolo contesta Casini, vuole mandare a casa Veltroni, ormai vecchio e usato, e naturalmente D'Alema, Bersani, Rosy Bindi, e tutti gli altri vecchi, con una regola inflessibile: «Dopo tre mandati si va a casa». E Grillo? Poteva essere Grillo da meno? Stando in vacanza, allenandosi per la traversata dello Stretto a nuoto, ai bagnanti dice: «Non più di due mandati». Rinnoviamo anche i nuovi. A casa quelli di cui si comincia a riconoscere il nome, non il pensiero, perché non l'hanno mai avuto o mai una idea originale, mai una cosa concreta. E però, appena ti sei fatto un nome, anche magari ribellandoti al capo: «A casa!». Senza pietà. Senza distinguo. Uno non fa in tempo a far sapere che si chiama Favia che lo mandano via. D'altra parte ci sono «le regole». Vanno rispettate. Lo ha stabilito un genio come Grillo, noto per alcune divertenti barzellette e, improvvisamente, statista, resistente nel tempo perché senza «mandati»: «Nel movimento abbiamo questi due o tre ragazzi che hanno fatto due mandati, e così sono entrati nel panico». Artisti come Tiziano, Rembrandt, Renoir, Picasso, non hanno fatto due mandati ma sono stati eternamente giovani e pronti. Un politico inutile, «morto», lo era anche da giovane, al primo mandato. Ma Benedetto Croce era meglio di Renzi e Cossiga più vivace di Grillo. E non risulta che Pollock rimproverasse a Picasso di essere vecchio. Meglio vecchi e buoni che giovani e coglioni. Così, avendo studiato poco, i Renzi, i Montezemolo, i Grillo se la prendono con i vecchi invece che con gli stupidi, con gli incapaci, e negano l'importanza fondamentale dell'esperienza. Certamente non avranno mai letto Benedetto Croce che, su un altro che è a loro caro, scriveva: «Il vero politico onesto è il politico capace». E, infatti, l'unica distinzione non è tra giovane e vecchio, non tra chi ha tre mandati e chi nessuno, ma tra capaci e incapaci. E poi, entrando nel dettaglio, questi «mandati», che tanto eccitano le fantasie di Renzi e di Grillo, si contano solo se dello stesso tipo.

Se invece che del nome «Italia», originalissimo, proprietà di tutti gli italiani, del numero dei mandati e dell'età anagrafica si preoccupassero di esprimere un'idea, un pensiero, che mai non si trova nelle loro parole ovvie e ripetitive, potremmo capire che cosa li distingue. Altrimenti dovremo convenire, con Bersani e con D'Alema, che è meglio un usato sicuro di un nuovo che non esiste.

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