E no, niente scuse per il nostro passato coloniale, nessun accenno all'occupazione degli anni Trenta. «Francamente nei colloqui con gli etiopi il tema non è emerso. È un argomento che non hanno considerato, probabilmente non ne vedono il nesso». Semmai è su un altro punto, più attuale, che Giorgia chiede perdono, a nome dell'Italia e pure della Ue. «È stato fatto un errore nel momento in cui, indietreggiando, l'Europa ha favorito l'inserimento di attori che hanno un approccio differente». I russi, poi i cinesi, eccoli in giro per Addis Abeba che aprono cantieri e succhiano risorse. «Questo non è un continente povero, ma in alcuni casi viene sfruttato. Noi invece vogliamo aiutarlo a tirare fuori le sue ricchezze». Intanto dobbiamo riuscire a usare le nostre. Siamo in ritardo con il Pnrr? «Per le modifiche - risponde la premier - ci prenderemo tutto il tempo necessario per centrare il vero obbiettivo. Noi non vogliamo fare i primi della classe e presentare il lavoro una settimana prima, ma completare un progetto che ci consenta di spendere al meglio le risorse». Quando? A Bruxelles si cominciano a preoccupare. «Non so indicare una data precisa, posso affermare che noi rispettiamo le prescrizioni e la Commissione ha fissato il limite ad agosto». Secondo giorno in Corno d'Africa per Giorgia Meloni. Gli incontri con il capo del governo etiope Abiy Ahmed Ali e il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, il vertice trilaterale, i colloqui con il presidente dell'Unione Africana Moussa Faki Mahamat, i programmi di assistenza, la visita alla scuola Galilei, dove invita i ragazzi a «studiare sempre». Addis Abeba è in festa e piena di tricolori per le strade. Mogadiscio definisce «un grande successo» il faccia a faccia con il capo del governo italiano: «Abbiamo discusso questioni cruciali in materia di sicurezza, commercio, economia e investimenti». E la Somalia, promette la premier, «troverà in noi sempre un partner privilegiato e solido nel sostenere gli sforzi per rafforzare le istituzioni e la stabilità». «Il bilancio della missione è ottimo - commenta Giorgia - davvero proficuo e concreto. A luglio ci sarà un altro passo quando insieme alla Fao organizzeremo a Roma il meeting sulla sicurezza alimentare. Saremo sempre in prima linea per favorire la pace e la stabilità dell'area». E il Piano Mattei può servire «a sostenere queste nazioni», a dare spazio alle nostre imprese e a evitare «che i problemi a cascata arrivino da noi». Come l'immigrazione incontrollata. «Se l'Africa ci darà una mano a combattere i trafficanti di esseri umani, noi daremo segnali in termini di flussi regolari e di formazione». Giorgia vede una «gran voglia di Italia e parecchia attenzione alla nostra capacità di cooperare in modo non predatorio» e sostiene che «noi possiamo contribuire molto allo sviluppo, alla sicurezza, alla stabilità» di questa parte del mondo. «Vogliamo lavorare sulle infrastrutture, sull'agricoltura, sul turismo». L'idea è quella di offrire finanziamenti e tecnologia in cambio di un'apertura dei mercati e di un controllo sociale: aprire cantieri e istruire tecnici e manodopera, soprattutto nel settore delle costruzioni come chiedono i somali, può servire a frenare i flussi clandestini e il terrorismo. «Bisogna dare una mano. La risposta all'immigrazione illegale si dà anche con un sostegno alla formazione». Roma considera il Corno d'Africa «un'area strategica, di massima priorità».
Addis Abeba e Mogadiscio hanno chiesto all'Italia «di farsi promotrice, portavoce delle loro istanze presso gli organismi internazionali, la Ue, il G20, il G7». E quindi, sintetizza la premier, «dobbiamo fare di più per il continente, cominciando a far fronte all'emergenza umanitaria, una delle peggiori crisi al mondo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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