«Nessuna frizione. Anzi, grande sintonia». Incrociando un ministro di Fratelli d'Italia e un deputato della Lega molto vicino al suo leader, viene quasi da pensare si siano messi d'accordo. Tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, giurano entrambi, fila tutto a meraviglia e non sarà certo la campagna elettorale per le Europee di giugno a cambiare le cose. Un appuntamento, in verità, delicato per due ragioni. La prima: in Europa Fdi e Lega fanno capo a due diverse famiglie politiche, Ecr e Identità e democrazia, tra loro poco conciliabili e che hanno entrambe l'obiettivo di avere un ruolo quando, dopo il voto, ci si siederà a un tavolo per decidere i nuovi vertici delle istituzioni europee. Secondo: si voterà con il proporzionale ed essendo quelli di Fdi e Lega elettorati contigui è politicamente impensabile che tra i due partiti non sia apra una competizione. I primi segnali, d'altra parte, iniziano a cogliersi ormai da settimane. La freddezza della Lega sul caso Santanché, come le critiche sul Pnrr o l'altolà sull'Autonomia, sono infatti solo la punta dell'iceberg di una tensione che è destinata inevitabilmente a crescere. Non è un caso che ai ripetuti distinguo del Carroccio, sia arrivata la risposta di Meloni su un tema molto caro a Salvini, il dossier taxi. Con Palazzo Chigi che martedì ha fatto sapere che «nei prossimi giorni» si farà direttamente carico del «problema». Non certo un «commissariamento», fanno sapere dallo staff della premier, semplicemente il tentativo di risolvere la vertenza. Chissà se anche il leader della Lega ha avuto la stessa impressione e che il tema non possa essere oggetto di confronto quando - al più tardi lunedì - Meloni, Salvini e il ministro Adolfo Urso si incontreranno a Palazzo Chigi per fare il punto della situazione. Alle 17 è infatti in programma l'ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva. Nel quale potrebbero arrivare - ma gli uffici legislativi sono al lavoro in queste ore - due o tre decreti legge. Uno del Mit (che ieri ha inviato a Chigi la bozza del testo), uno con la norma «salva-processi» annunciata da Meloni alla vigilia delle commemorazioni di via D'Amelio e pure un decreto omnibus, con diversi interventi. Va detto che a Chigi ci tengono a non definirlo così, forse anche perché sull'eccessivo ricorso alla decretazione d'urgenza (soprattutto se con provvedimenti disomogenei) Sergio Mattarella ha già manifestato grandi perplessità. Scavallato lunedì, la politica si prenderà una pausa. Ma già guardando a quando - dopo l'estate - si aprirà di fatto la campagna elettorale per le Europee. Si comincia il primo settembre, con un convegno a Scilla organizzato da Ecr, il partito dei Conservatori europei di cui Meloni è presidente. Sarà un caso, ma la tre giorni calabrese ha un tema ricorrente in tutti i panel: «building bridges», «costruire ponti». Quelli della collaborazione europea o della interazione tra regioni del Mediterraneo, quello tra agricoltura e green economy e - ovviamente - quello sullo Stretto. Insomma, tre ministri di Fdi (Raffaele Fitto, Francesco Lollobrigida e Nello Musumeci) e diversi big del partito (dai sottosegretari a Giustizia e Interno, Andrea Delmastro e Wanda Ferro, alla presidente dell'Antimafia Chiara Colosimo, passando per Carlo Fidanza, Nicola Procaccini e Giovanni Donzelli) parleranno per tre giorni di «ponti» in un luogo a dir poco evocativo.
E non tanto per la leggenda della ninfa Scilla, quanto perché siamo a poco più di dieci chilometri da dove dovrebbe partire il Ponte sullo Stretto tanto caro a Salvini. Che non solo non ci sarà, ma non potrebbe neanche esserci, trattandosi di un appuntamento organizzato non dal governo ma da Ecr.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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