Meno 29 giorni al carcere

Se nessuno interviene tra meno di un mese il direttore del "Giornale" Alessandro Sallusti andrà in cella. C’è l’ipotesi di un decreto, ma si valutano altre strade

Meno ventinove giorni al carcere per Ales­sandro Sallusti. Contiamo alla rovescia per ribadire che questa è una follia. Con­tiamo per ripetere che non è da Paese normale né civile che un giornalista finisca in galera per reato d’opinione. Non può accadere. Sembra che il ministro della Giustizia e il presidente della Repub­blica abbiano intenzione di fare qualcosa. Chi può in­tervenga ora. Subito. Serve giustizia, non clemenza. Non si chiedono sconti, ma leggi più giuste per tutti. Ricordiamo che la norma che prevede il carcere per i reati d’opinione fu promulgata durante il fascismo. Diceva, e dice, che nella diffamazione offendere un politico o un altro uomo di Stato è un’aggravante.Una norma da dittatura, appunto, quando i giornalisti an­davano tenuti buoni perché non dessero fastidio a nessuno. Non si può accettare che nel 2012 esista an­cora un provvedimento così. C’è di più. Nel caso di Sallusti com’è possibile che una multa di 5mila euro in primo grado diventi una condanna alla detenzione per un anno e due mesi? C’è una sproporzione abnorme,la sensazione che sia stata scelta una pena esemplare. È qualcosa che somi­glia di più alla vendetta che alla giustizia, e questo è due volte inaccettabile per un Paese democratico. Vo­gliamo essere davvero la barzelletta del mondo? Pre­go, accomodatevi. Noi non ci stiamo. Non solo per Alessandro Sallusti, che ha scelto di accettare la pena. Si è dimesso, facendo quello che in Italia fanno in po­chi. L’editore ha affidato la direzione a Gian Galeazzo Biazzi Vergani, che di questa testata è fondatore. Ne ha viste molte, ma mai una cosa del genere. Siamo un Paese che per farsi del male e autocastigarsi dice trop­po spesso che «il mondo ci guarda». Ecco, stavolta è vero.Ieri è intervenuta persino l’Osce,l’Organizzazio­ne per la sicurezza e la cooperazione europea, e ha chiesto all’Italia di adeguarsi alle norme internaziona­li: «Una pena detentiva per diffamazione è sproporzio­nata e non è compatibile con gli standard democrati­ci ». Capito? Non c’è un solo Paese europeo dove può accadere quello che è accaduto mercoledì. Offendere qualcuno è spiacevole, ce lo diciamo da soli. Paghiamo ogni giorno per questo, checché se ne dica in giro.

Ma considerare socialmente pericoloso un giornalista solo perché ha delle opinioni è barba­ro. Il tribunale di Milano ha lasciato trenta giorni d’aria a Sallusti. Oggi 29, domani 28... Un timer che qualcuno deve fermare per cancellare una vergogna.

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