"La riforma costituirà un disastro annunciato". Sui decreti che prevedono la reintroduzione del reclamo sui provvedimenti in materia di protezione internazionale, i giudici diventano profeti di sventura. In un documento comune, diffuso dopo una riunione, i 26 presidenti delle Corti d'appello di Milano hanno scritto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo di scongiurare i "gravi esiti" sul lavoro degli uffici giudiziari che a loro avviso avrebbero i provvedimenti attualmente in fase di conversione in Parlamento (per l'esattezza, si tratta dei decreti-legge n. 145 e 158 del 2024).
Il medesimo appello, a quanto si apprende, è stato indirizzato anche ai ministri dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, della Giustizia, Carlo Nordio, e ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. Nel documento, i presidenti delle Corti d'Appello hanno sostenuto di seguire con "grande preoccupazione" i lavori di conversione dei decreti-legge già citati, con particolare riferimento alla prevista "reintroduzione del reclamo in Corte di appello avverso i provvedimenti in materia di protezione internazionale, con la proposta, da ultimo, di attribuire alle stesse la competenza per i provvedimenti di convalida dei trattenimenti dei richiedenti asilo".
"A prescindere da ogni considerazione circa l'alterazione del sistema delle impugnazioni, si deve rammentare come il ministero della Giustizia abbia, meno di due anni fa, rafforzato le sezioni specializzate di primo grado, con l'incremento degli organici e delle risorse poste a disposizione di questi uffici, proprio per far fronte, con una opportuna programmazione, alle crescenti difficoltà del contenzioso in materia di asilo e di protezione internazionale" si legge ancora della missiva pronta per essere inoltrata a Mattarella e alle più alte cariche dello Stato.
Le modifiche che oggi vengono proposte - aggiungono i presidenti delle Corti d'Appello di Milano - "verrebbero attuate in via d'urgenza, ad organici invariati e senza risorse aggiuntive". Da qui la formulazione oltremodo critica: sempre secondo i giudici, infatti, in tali condizioni "è facile prevedere che la riforma costituirà un disastro annunciato per tutte le Corti di appello italiane, renderà irrealizzabili gli obiettivi del Pnrr e determinerà un'ulteriore recrudescenza dei tempi e dell'arretrato dei processi".
Nelo loro appello, i presidenti delle Corti d'Appello hanno dunque auspicato che il Parlamento "eviterà simili gravi esiti". E subito la posizione espressa in quel documento è stata utilizzata dalle opposizioni come un assist politico anti-governo. Dai Cinque Stelle, il capogruppo in commissione Affari Costituzionali alla Camera, Alfonso Colucci, ha infatti tuonato: "L'intenzione del centrodestra è quella di creare volutamente una paralisi così da potersela prendere poi con la magistratura, inventando ancora una volta nuovi capri espiatori.
E così l'Italia certamente non centrerà gli obiettivi di efficienza della Giustizia fissati dal Pnrr. L'unica possibilità per salvare il salvabile è, come propongo con un subemendamento, creare delle apposite sezioni immigrazione presso le Corti d'Appello, esattamente come quelle oggi esistenti nei tribunali".
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