Morra diffamò Occhiuto: condannato a 3.500 euro

L'ex presidente Antimafia aveva accusato l'allora sindaco di Cosenza di aver dato appalti alla 'ndrangheta. Ma a essere socio di sodali dei clan era il figlio del senatore grillino

Morra diffamò Occhiuto: condannato a 3.500 euro
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Se fosse una partita di calcio, il risultato sarebbe di 2 a zero. Si è conclusa con una sonora sconfitta e una condanna al pagamento di 3.500 euro (più 3mila euro di spese legali) per l’ex presidente della commissione Antimafia Nicola Morra il processo intentanto dall’ex sindaco di Cosenza, oggi senatore di Forza Italia Mario Occhiuto.

Tra i due rivali politici che si contendono lo stesso bacino elettorale a Cosenza c’è una lotta che va avanti da molti anni. A costare caro a Morra è stato un video del 2018 ritenuto diffamatorio nei confronti di Occhiuto, fratello del governatore calabrese Roberto. Su Facebook l’ex senatore Cinque stelle - non nuovo a intemerate social, vedi le brutte frasi sul rapporto tra gli elettori e la malattia dell’ex governatrice calabresi Jole Santelli (poi deceduta) e dell’allora sindaco di Genova marco Bucci - aveva accusato Occhiuto per «aver fatto lavorare la ‘ndrangheta nei maggiori appalti che in passato si sono realizzati su Cosenza» quando l’azzurro era sindaco. La circostanza denunciata da Morra era falsa e non dimostrata. Uno a zero per Occhiuto.

Diversamente, invece, Occhiuto aveva replicato alle affermazioni di Morra chiamando in causa il figlio dell’ex senatore grillino: «C’è un politico locale che mi dicono sia un esperto spargitore di fango, e d’altra parte non credo abbia altre competenze utili da poter mettere a disposizione dei calabresi», scriveva Occhiuto di Morra. «Questo signore (Nicola Morra) ha avuto la spregiudicatezza di affermare che il sindaco di Cosenza “ha fatto lavorare la ndrangheta nei maggiori appalti che in passato si sono realizzati a Cosenza”. E così sono stato costretto a presentare formale querela per chiedere che Morra venga perseguito per il reato di diffamazione aggravata e per quant’altro penalmente rilevante, riservandomi la richiesta di risarcimento del danno in sede civile. Il paradosso è che, da quello che mi dicono (ma io non voglio crederci), un suo stretto congiunto esercita addirittura le sue attività imprenditoriali spesso in società con soggetti in odor di mafia”».

Possibile mai? Tra Morra e Occhiuto era iniziata una battaglia legale, ognuno si sentiva legittimamente diffamato dall’altro, con l’allora presidente dell’Antimafia che riteneva fosse lesa anche la dignità dell’organo che lui rappresentava. Purtroppo per il grillino il post pubblicato da Occhiuto, difeso dall’avvocato Nicola Carratelli, era antecedente alla nomina all’Antimafia. Non sarebbe stato l’unico incidente processuale costato caro a Morra, che avrebbe voluto costituirsi parte civile nel giudizio dicendo di essere senza avvocato, ma la richiesta era stata immediatamente rigettata dal Tribunale, in quanto irrituale e priva di logica giuridica. Nel corso del processo, inoltre, più di un testimone avrebbe confermato che alcuni soci del figlio del senatore avevano ricoperto cariche in società raggiunte da interdittive antimafia. E così Occhiuto è stato assolto dal reato di diffamazione aggravata, Morra ieri invece è stato condannato per aver infangato il senatore di Forza Italia. Due a zero per Occhiuto.

Una bella figuraccia, tanto che il presidente dei senatori azzurro Maurizio Gasparri ha avuto buon gioco nel commentare sprezzamente l’epilogo della vicenda giudiziaria: «Mi compiaccio con il senatore

Occhiuto per la vittoria in giudizio su Morra. Che quest’ultimo, senza merito e con cattivi esiti addirittura presidente dell’Antimafia, sia un diffamatore si era ben presto capito. Gente simile meglio perderla che trovarla».

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