Mare*Go è una delle due navi Ong che è stata bloccata in porto per la violazione del decreto Ong voluto da Matteo Piantedosi. L’imbarcazione battente bandiera tedesca non ha eseguito l'ordine impartito di dirigersi verso Trapani con i circa 30 migranti recuperati nel canale tunisino e ha arbitrariamente deciso di entrare in porto a Lampedusa. La scelta dei porti è di sola e unica competenza delle autorità italiane, nel momento in cui una barca chiede il coordinamento al nostro Paese, e viene fatta secondo una logica ben definita che mira a ottimizzare l'organizzazione dello sbarco e, quindi, la gestione dei migranti. Tuttavia, la Ong ha disatteso l'ordine impartito anche perché "l'equipaggio era stanco", quindi, in spregio di ogni norma, ha deciso autonomamente di varcare le acque territoriali italiane per andare a Lampedusa.
Per questo è stata sanzionata dalla Guardia costiera con una multa da 3.300 euro, nonché fermata in porto per 20 giorni. Immancabili le proteste della Ong, che come tutte le altre non riconosce l'autorità e la sovranità italiana di decidere per quanto avviene e deve avvenire all'interno dei suoi confini nazionali. "Il governo italiano cerca di rendere più difficili i soccorsi in mare. A seguito di una nuova legge, le navi vengono inviate in luoghi lontani dopo un solo salvataggio, che non sono in grado di salvare altre persone in mare. Sappiamo che questo ha lo scopo di minacciare e fermare gli umanitari e gli attivisti", scrivono in una nota diramata tramite social dal profilo ufficiale della Ong Mare*Go.
"A causa della situazione sanitaria dei nostri ospiti e della stanchezza dell'equipaggio, sarebbe stato irresponsabile andare fino a Trapani", scrivono ancora, ammettendo l'arbitrarietà della decisione. Affermazioni che non giustificano la decisione, perché in caso di emergenza sanitaria a bordo certificata l'Italia avrebbe concesso una evacuazione medica, che non è stata richiesta. E non sono state segnalate criticità sanitarie tali da giustificare uno sbarco d'emergenza a Lampedusa che, in quelle ore, era già oberata di lavoro con gli sbarchi autonomi. Per quanto riguarda l'equipaggio, non è una responsabilità italiana la sua stanchezza: se la Ong non è in grado di gestire il suo personale vuol dire che non è adatta a effettuare questo tipo di interventi, anche perché rischia di mettere in pericolo la vita delle persone a bordo.
Eppure, questa fattispecie sembra non essere contemplata nel comportamento irresponsabile della Ong, che ora sfida il nostro Paese: "Le persone soccorse in mare devono essere portate al più vicino luogo sicuro. Abbiamo seguito quell'imperativo, derivante dalle convenzioni internazionali in materia. Non obbediremo mai ai post-fascisti, soprattutto se stanno cercando di far annegare le persone in mare". Promettono di tornare in mare a luglio ma per farlo chiedono soldi, perché questo fermo, a detta loro, "significa perdere tempo e costa denaro". Il denaro come fulcro di tutto, tanto da lanciare una campagna di raccolta fondi. E nel novero delle bugie raccontate per supportare la narrazione, ecco quella conclusiva, con relativo attacco al governo, a causa del quale "più persone moriranno cercando di fuggire dai Paesi dilaniati dalla guerra".
Mare*Go ha deciso di operare nel canale tunisino, e la Tunisia Paese non in guerra, dove i migranti corrono l'unico pericolo di essere rimpatriati perché irregolari o di scontrarsi con i tunisini, stanchi della costante invasione di chi raggiunge le loro coste per poi imbarcarsi illegalmente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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