Le Ong e chiunque faccia propaganda pro-immigrazione li chiama naufraghi: non è solo una scelta linguistica ma è un ben preciso attributo per infilarsi tra le maglie di una normativa con troppi buchi. Infatti, la legge del mare che viene invocata ogni piè sospinto dai propagandisti di sinistra obbliga le imbarcazioni di passaggio a prestare soccorso alle navi in difficoltà. Le Ong si inseriscono in questa logica, incrociando al largo delle coste libiche alla ricerca dei barchini partiti dal nord Africa. Nei loro tweet sottolineano spesso elementi che inducono a pensare che i migranti siano in imminente pericolo di vita e che le barche dai quali vengono presi i migranti siano in procinto di affondare.
Tutto questo ha lo scopo di ottenere per i migranti la qualifica di naufraghi ma in realtà non è così. E lo spiega bene il marittimista Giuseppe Loffreda, fondatore nel 2021 di Legal4Transport al quotidiano La Nazione: "A bordo delle navi giunte a Catania non ci sono naufraghi, ma migranti. Tanto più che la nave in questione è attrezzata ed equipaggiata proprio per ospitarli e provvedere a tutte le loro esigenze di accoglienza. Nel caso di specie, poi, i migranti sono saliti a bordo in acque internazionali trasbordando da altre unità navali di collegamento, dette feeder, e quindi poco si addice, a loro, giuridicamente la qualifica di 'naufrago'".
Loffreda ha smontato la narrazione delle Ong ma anche quella di molti esponenti della sinistra, che da giorni premono affinché l'Italia apra il porto di Catania a tutti i migranti a bordo per consentire l'avviamento delle pratiche di richiesta di protezione internazionale. Ed è proprio rifacendosi al tanto invocato trattato di Dublino che Loffreda rimette tutto nella sua dimensione: "Nulla escluderebbe ai fini della richiesta di asilo di applicare a bordo delle navi Ong il regolamento di Dublino, ed in particolare l'art. 13, che attribuisce la competenza a esaminare la domanda di protezione internazionale allo Stato membro la cui frontiera è stata varcata dal richiedente". Infatti, considerando che le navi sono un'estensione territoriale dello Stato di cui battono bandiera, come spiega il giurista "la frontiera è rappresentata dal bordo della nave stessa".
Negli anni precedenti, la procura di Trapani arrivò a ipotizzare una forma di connivenza in alcuni eventi tra le Ong e i trafficanti libici, che avrebbero comunicato la
loro partenza. Di tutti i procedimenti avviati, solo uno ha resistito ed è stato portato avanti. Non sarà lavoro facile per la procura dimostrare che in quell'evento la ong ha agito come un "taxi del mare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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