Il nuovo uomo di polso ha l’orologio senza lancette

Il nuovo uomo di polso ha l’orologio senza lancette

Evitate come la peste il tizio che dice, «Non porto l’orologio. Mi dà fastidio...»; diffidate da chi sostiene, «A me l’orologio serve solo per vedere che ora è...»; disarmanti quelli che affermano, «Non mi serve. L’ora la vedo sul cellulare...»: sono gli stessi che - dinanzi alla possibile avventura con una donna bellissima - frenano di scatto: «No grazie, preferisco il paginone centrale di Playboy...». Morale: un uomo di polso si riconosce dal quadrante che indossa sul polso (ma non sul il polsino, come faceva un tale di Torino). Nel moto perpetuo dei gusti che passano, tornano, ripassano e ritornano anche questo settore è segnato dall’alternanza tra ora legale dei tradizionalisti e ora solare degli innovatori. Ve lo ricordate quell’«orologio del Casio» che furoreggiava negli anni ’70?. Oggi la sua estetica demodé è oggetto di dibattito revisionistico. Bocciata o promossa dalla storia? Non ci sono vie di mezzo: il Casio-style o si ama o si odia, di certo non lascia indifferente. Tutto nasce dal «mitico» Casiotron del 1974: primo orologio digitale da polso al mondo (che incorporava anche la calcolatrice). A quei tempi, l'orologio digitale rappresentò un cambiamento rivoluzionario. La pubblicità recitava orgogliosa: «Lo puoi mettere durante una passeggiata ed eseguire operazioni matematiche in qualsiasi momento!».
Insomma, chi aveva un Casiotron poteva davvero tirarsela alla grande. Le imitazioni si sprecavano, il Casio rimaneva però - in quella specifica tipologia di modello - il numero 1, tallonato da vicino da altri marchi per lo più dagli occhi a mandorla.
Un’epoca d’oro durata fino al primo marzo 1983: data in cui venne presentata a Zurigo la prima collezione di 12 modelli Swatch. E da allora nulla fu come prima.. L’aspetto-tecno (un po’ triste nelle uniche varianti grigio-nero) venne sostituito dalla plastica degli Swatch (precisi e super economici).
Oggi gli Swatch continuano a godere di ottima salute mentre i vecchi orologi digitali si stanno rifacendo trucco (e cristalli liquidi) puntando su varianti vintage che li hanno finalmente liberati da quella patina che faceva tanto Medioman.
In passato il pandant perfetto era: orologio digitale cinturinato acciaio abbinato a una camicia bianca a maniche corte. Insomma, il look-tipo del testimone di Geova impegnato nel suo tour porta a porta per piazzare la parola di Dio. Altri utenti di riferimento: studenti secchioni che non passavano mai la copia del compito, ragionieri, professori di applicazioni tecniche, impiegati delle Poste, bancari, geometri e capocantieri.
Oggi lo stesso orologio (senza calcolatrice incorporata, per carità) si presenta in versione vintage e può occhieggiare orgogliosamente sotto la manica di una tuta mentre fai footing, come da sotto la manica di uno smoking mentre vai a una cena di gala.


Gettonatissimi da fashion maker, trend setter e personal shopper (tutte tipologie professionali disponibili preferibilmente a Milano, nell’area compresa tra via Montenapoleone e via della Spiga) i digital watch di seconda generazione piacciono alla gente che piace. Compreso a un vicedirettore di un grande giornale. Era... ora.

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