In trent'anni di battaglie sul ring della politica ne ha visti passare tanti. E con tutti ha battagliato strenuamente, colpo su colpo. Sino a infliggere loro l'ineluttabile ko. Di avversari Silvio Berlusconi ne ha avuti parecchi, ma ogni volta il match - anche quello più impegnativo - finiva con una sua mossa spiazzante e definitiva. Perché in fondo non c'era partita: il Cavaliere ha sempre giocato in una categoria a sé, alla quale in pochissimi possono ascriversi. Quella dei numeri uno. Così, dal 1994 in poi, in tanti hanno cercato di insidiare il primato politico e di consensi del fondatore di Forza Italia, talvolta con anche con sgambetti rancorosi e colpi bassi. Ma alla fine - tutti - si sono ritrovati scornati.
La sconfitta di Occhetto e la scoppola a Scalfari
La lista degli avversari asfaltati da Berlusconi è lunga e attraversa più ambiti, da quello politico a quello mediatico. Dopo la celebre "discesa in campo" lanciata da Arcore, il primo a sperimentare di che pasta fosse fatto quell'imprenditore milanese dal piglio deciso fu Achille Occhetto, che nel '94 pensava di vincere le elezioni con la sua "gioiosa macchina da guerra". Non andò così e per la sinistra fu uno choc; il primo di una lunga serie. Il Cavaliere disintegrò la corazzata rossa rifilando una scoppola agli intellò che già all'epoca lo trattavano con faziosa sufficienza, sottovalutandolo. "È sceso in campo il ragazzo Coccodè", aveva scritto su Repubblica Eugenio Scalfari, firmando un pistolotto che gli elettori smontarono poi con il loro voto.
Il duello con Prodi, "utile idiota"
Poi, a tentare di mettere fuori gioco Berlusconi, arrivarono Romano Prodi, Massimo D'Alema e Francesco Rutelli con il suo Ulivo. "Gli italiani stanno per svegliarsi dalla sbornia berlusconiana", paventò quest'ultimo, poi asfaltato e smentito pure lui. Alle urne, alcune volte andò meglio alla sinistra, altre invece al leader di Forza Italia. Ma alla lunga fu solo quest'ultimo a prevalere, mostrando una longevità politica imparagonabile a quella dei suoi sfidanti, che invece di volta in volta si succedevano e sparivano poi nelle retrovie. E anche Romano Prodi, considerato ancora oggi un riferimento dai democrats nostrani, venne zittito e ridimensionato da Silvio durante uno storico e acceso confronto tv. "Oggi lui svolge, nei confronti dei partiti comunisti della sua coalizione, il ruolo dell'utile idiota", lo gelò Berlusconi.
Il ko alla sinistra e ai giustizialisti
Nel 2008, dopo la breve parentesi prodiana di governo, l'ideatore del centrodestra italiano mise ko un altro leader di sinistra: Walter Veltroni. E avanti il prossimo. In quel caso, peraltro, il Cavaliere impartì anche una lezione al suo alleato del tempo Gianfranco Fini, che - con scarsa lungimiranza - espresse dubbi sull'operazione del predellino con cui il leader forzista annunciò la nascita del Popolo della libertà. Ma sul fronte politico Berlusconi stese anche Antonio Di Pietro e Antonio Ingroia, simboli di quell'approccio giustizialista all'impegno pubblico che il fondatore di Forza Italia aveva sempre contestato. Con Fausto Bertinotti il rapporto fu di amore e odio allo stesso tempo. Per una vita l'ex segretario di Rifondazione osteggiò l'imprenditore di Arcore, ma poi fu costretto ad ammettere: "Berlusconi ha allungato la vita a una sinistra morta 30 anni fa". Mentre tra i post-comunisti si avvicendevano leader e candidati, Silvio era sempre lì. Al centro della scena. E che smacco, per i suoi avversari, vederlo recentemente ritornare in Parlamento da senatore, accolto da un'ovazione vera e propria, di quelle che si riservano agli statisti.
Il duello coi giornalisti ostili
Tra gli avversari messi ko da Silvio vanno poi annoverati anche quelli del mondo culturale e mediatico. Anche al riguardo gli episodi da menzionare sarebbero molteplici; ne ricorderemo solo i più significativi. I duelli tv, ad esempio. Nel 2006, il Cavaliere strigliò Lucia Annunziata, che durante un'intervista continuava a interromperlo. "Complimenti. Lei ha illustrato bene come di comporta una persona che ha pregiudizi e che sta a sinistra...", le disse e abbandonò lo studio. Impareggiabile, poi, la telefonata furibonda a Gad Lerner, che nel 2011 aveva imbastito una pruriginosa puntata del suo Infedele (allora in onda su La7) sulle cene di Arcore. "Sto vedendo una trasmissione disgustosa, una conduzione spregevole, turpe, ripugnante. Ho sentito delle tesi false, lontane dalla realtà, lontane dal vero, distorte, ho visto una rappresentazione della realtà all’incontrario del vero", esclamò il Cavaliere, parlando di "postribolo mediatico". Definizione passata poi agli annali.
La "spolverata" a Travaglio
Sono infine trascorsi dieci anni - ma sembra ieri - dall'epico confronto tv fra Marco Travaglio e Berluconi, con la spolverata di quest'ultimo alla sedia sulla quale era accomodato il giornalista. Per il direttore del Fatto Quotidiano e per il conduttore Michele Santoro, che aveva ospitato quel confronto, un'umiliazione storica ma anche una gran fortuna: grazie alla presenza del Cav, il programma realizzò il record assoluto di ascolti (a oggi imbattuto) di La7. Ma anche in altre occasioni il leader del centrodestra lasciò il segno in tv; alcune volte con telefonate a sopresa, altre con mosse geniali. Come quando bacchettò simpaticamente il giornalista Marco Damilano, agitandogli sulla testa un cartellone elettorale che elencava i risultati dei suoi governi. "Ho fatto tantissime cose, guardi qua cosa ho fatto!". E tac tac sulla capoccia.
In effetti Berlusconi ne ha fatte tante, di battaglie. Una via l'altra, sempre in prima linea.
Quasi mai da sinistra gli hanno reso gli onori delle armi: atteggiamento emblematico ma per certi versi persino comprensibile. Di solito, infatti, il gesto lo si compie a duello concluso, ma in trent'anni gli assalti al Cav non sono mai finiti. Da parte sua, lui, li ha respinti uno a uno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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